Le mafie hanno sempre ucciso i bambini. Le regole per le quali donne e bambini non vanno toccati sono un falso mito. Un mito smentito dai 108 nomi racchiusi nelle storie di minori vittime innocenti di mafia contenute in questo lavoro di Bruno Palermo, pubblicato da Rubbettino.
Storie che servono per fare e costruire memoria. Conservarla, tramandarla. Storie note e meno note che diventano veri e propri simboli della barbarie umana. Ogni nome, ogni racconto diventa parte di un dolore collettivo. Un moto di resistenza civile che nasce dal sangue innocente delle vittime e dal dolore dei loro familiari.
Non esiste né un posto sbagliato, né un momento sbagliato per i bambini vittime di mafia: un campo di calcetto, il portone di casa, la pizzeria in cui si lavora, la piazza sotto casa, l’auto dei genitori. Al posto sbagliato ci sono sempre assassini e mafiosi.
Bruno Palermo, giornalista professionista e scrittore, è nato a Crotone nel 1969. È laureato in Lingue e letterature straniere moderne. Nel 1998 ha iniziato a scrivere per il Quotidiano della Calabria. Ha lavorato per diverse testate giornalistiche ed è autore di pubblicazioni sull’immigrazione e in ambito sportivo. È direttore di crotonenews.com e collabora con Sky Sport e Tuttosport. Da alcuni anni fa parte della folta schiera di volontari di Libera, occupandosi di ‘ndrangheta, memoria e formazione.
«Ma ragazzino non potrà mai essere un’offesa. Perché ragazzini siamo stati tutti, e tutti sappiamo quanto si sia pieni di vita, di energie e di speranze, a quell’età. Colpire i bambini, i ragazzi è l’offesa più grave alla vita. Perciò le morti raccontate in queste pagine non rappresentano solo una perdita incolmabile per le loro famiglie, ma anche una sottrazione di futuro per l’intera comunità. Una ferita che ciascuno di noi deve sentire nella propria carne».
(dalla prefazione di Don Luigi Ciotti)