Lo scorso giugno, in vista delle elezioni comunali, l’ex Procuratore di Trapani, aveva lanciato l’allarme su alcuni personaggi politici condannati per mafia, come Totò Cuffaro e Marcello Dell’Utri, che avevano appoggiato il candidato, poi eletto, Roberto Lagalla. E alle regionali il candidato renato Schifani, che poi ha vinto le elezioni. “Nessuno nega il diritto a Cuffaro di continuare a vivere e a fare tutto ciò che vuole, per carità, ha scontato la pena e nessuno dice che deve tornare in galera. Il problema non è lui, sono gli altri che lo corteggiano e lo inseguono”, ha detto l’ex magistrato replicando a Cuffaro che aveva detto: “Credo di avere il diritto costituzionalmente riconosciutomi e forse anche il dovere di vivere la mia vita da libero cittadino e coltivare il mio impegno politico e sociale dopo avere pagato i miei errori con grande sofferenza”.
Il problema, secondo Morvillo “è che c’è una Palermo che gli strizza l’occhio dimenticando cosa rappresenta”, ossia “una persona che è stata condannata per un reato di favoreggiamento alla mafia”. Insomma, “lui ha diritto di fare quello che vuole”, sono gli altri che, sapendo della sua condanna “continuano a cercarlo”, in una città “in cui in questi giorni si parla di gente che ha sacrificato la vita per contrastare quegli ambienti – ha concluso – e quel signore lì è stato condannato per averli favoriti”. Lagalla, dopo le polemiche sollevate in seguito alle parole di Morvillo, aveva replicato: “Posso ben dimostrare nel mio curriculum, nella mia vita e nella storia personale di non avere mai avuto niente a che fare con la mafia”. Domani Lagalla sarà all’aula bunker e la sera al teatro Massimo di Palermo. (di Elvira Terranova)