E’ scoppiata la guerra della pasta in Italia. I produttori di grano duro protestano contro le quotazioni imposte dal mercato e minacciano di non piegarsi alle condizioni subite e di non conferire il proprio prodotto ai marchi che vendono pasta nel nostro Paese.
Il prezzo del frumento duro al mercato di Foggia è sceso del 17% la scorsa settimana, passando da 242 a 202 euro la tonnellata, mentre le cifre offerte per le prime compravendite del nuovo raccolto si aggirano sui 190 euro/tonnellata.
Le prime quotazioni del raccolto 2016 fanno arrabbiare Mario Guidi, presidente di Confagricoltura, secondo cui «Il raccolto di quest’anno si presenta ottimo come quantità e di qualità generalmente buona, nonostante i timori per possibili danni dovuti al maltempo che ha colpito alcune zone tra maggio e giugno. Meno positiva la partenza del mercato nazionale, con prezzi da discount sia a Foggia che a Bologna».
Guidi prosegue: «Spero che la controparte industriale non pensi che anche noi agricoltori quest’anno faremo i saldi di stagione. Anche perché siamo solo all’inizio. Tra l’altro, quando ancora non si sta trebbiando in molti Paesi produttori di grano duro, come in Francia, e il nuovo raccolto canadese non arriverà prima di ottobre. E allora non è chiaro su quali basi le nostre borse merci stiano ribassando il prezzo».
Intanto, continua Guidi, «Con questi prezzi l’agricoltore non copre i costi di coltivazione e ci rimette pesantemente. Occorre distribuire le perdite, come i guadagni, tra agricoltori, stoccatori, molini e pastifici. Troppo facile fare margine sulla semola e sulla pasta pagando meno il grano italiano o importandolo da dove costa meno».