Attacco Iran a Israele, 'più sceneggiata che escalation': l'analisi
16 aprile 2024

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Attacco Iran a Israele, ‘più sceneggiata che escalation': l’analisi


“Una sceneggiata senza alcuna volontà di escalation”. Fonti europee a Teheran confermano l’impressione di un attacco contro Israele votato alla massima spettacolarizzazione e alla minimizzazione dei danni, che più che “una prova di forza ha dato una prova di debolezza” del regime iraniano. Costretto a reagire dalla sua base più oltranzista, che ne ha approfittato per coprire un’ulteriore stretta della repressione interna, con l’annuncio di misure più severe per le donne che non indossano l’hijab, il cui obiettivo è sempre quello di garantire la sopravvivenza del regime.

Quella che hanno fatto sabato sera è una sceneggiata che ricalca quello che già fecero due anni in Iraq, contro la base americana di Ayn a-Asad, quando dovettero reagire dopo il raid in cui venne ucciso il generale Qassem Soleimani”, ricordano le fonti parlando con l’Adnkronos. Dopo l’attacco al consolato a Damasco del primo aprile, Teheran non poteva non reagire, doveva ristabilire la deterrenza, cosa che in effetti potrebbe essere riuscita a fare: a Tel Aviv hanno mandato il messaggio che in caso di nuovo assassinio mirato risponderanno, “hanno alzato la soglia”.

E il fatto di aver colpito Israele direttamente dal loro territorio rappresenta “un salto di qualità” da parte iraniana, per quanto quello che poi conta “è l’esito: l’offensiva si valuta sulla base dei risultati raggiunti”, sottolineano gli esperti.

Che in fondo si sia trattato di una sceneggiata sembrano ammetterlo gli stessi iraniani, che non solo hanno avvertito con diverse ore di anticipo amici e nemici sull’avvio dell’attacco, ma, attraverso il portavoce del ministero degli Esteri, Naser Kanani, hanno commentato: i Paesi occidentali ”dovrebbero apprezzare la moderazione dimostrata per la pace e la sicurezza nella regione, dovrebbero apprezzare l’azione intelligente e ragionevole dell’Iran che non intende aumentare la tensione nella regione”. E presumibilmente “nel contesto della sceneggiata dovrà leggersi anche l’eventuale reazione israeliana, che non uscirà dal solco di percorsi già tracciati, perché gli Stati Uniti non lo consentiranno”, sottolineano gli analisti. Anche l’esperto israeliano Ygal Carmon, presidente e fondatore del Memri, conferma che Teheran non voleva fare danni, non è che abbia fallito l’attacco. “Solo gli ingenui possono pensare che gli iraniani siano deboli o stupidi: quando Hezbollah spara, ci sono feriti, quando l’Iran spara non succede – dice – L’America ha coordinato l’attacco con l’Iran in modo che nessuno venisse fisicamente ferito o ucciso. Ciò è avvenuto grazie all’alta professionalità delle difese aeree americane, israeliane, britanniche e giordane”. Ma poi Carmon denuncia: “La deterrenza di Israele è stata abbattuta dal pre-coordinamento degli Stati Uniti con l’Iran. La deterrenza di Israele è stata svenduta per salvare quella dell’Iran”.

 


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