«Parlare di dignità del lavoro significa parlare di lavoro di qualità, con diritti. Purtroppo il recupero occupazionale, di cui il Governo fa sfoggio e che in termini numerici nessuno nega, è determinato quasi esclusivamente dal balzo in avanti dei contratti precari o a tempo determinato, la maggioranza dei quali di durata inferiore ai sei mesi. Ancora lavoro debole, precario e povero».
Così la segretaria confederale della Cgil Tania Scacchetti commenta le rilevazioni Occupati e disoccupati diffuse quest’oggi dall’Istat.
La dirigente sindacale esprime preoccupazione per «le modifiche e il peggioramento nella composizione dell’occupazione» poiché, sottolinea «alla crescita degli occupati non corrisponde una crescita analoga dei posti di lavoro standard e delle ore lavorate. Il contratto a tempo indeterminato è rimasto sostanzialmente stabile dal 2008 ad oggi e l’aumento del numero dei precari, sommato al part time involontario, produce una cifra record di oltre 4,5 milioni di persone che svolgono un’attività che non hanno scelto e che non vorrebbero, così come calcolato dalla Fondazione Di Vittorio Cgil».
«A ciò si aggiungono gli indici di disoccupazione che», prosegue Scacchetti «nelle stesse stime del Governo, contenute nel DEF, rimangono stabilmente superiori al 10%, anche per i prossimi anni. Infine, il futuro dei giovani nel nostro Paese è condizionato da una disoccupazione che sale al 35,7%».
«Basterebbe questo», sottolinea Tania Scacchetti «a evidenziare la necessità di un cambio di passo nelle politiche economiche e del lavoro, come da tempo proponiamo con il Piano straordinario per l’occupazione e con la Carta dei diritti».