Oggi parliamo dei turdulilli calabresi, tipici dolcetti di Carnevale, parenti stretti delle castagnole e degli gnocchi fritti in uso in altre regioni.
Si chiamano turdulilli perché simili ma più piccoli degli altrettanto deliziosi turdilli natalizi e probabilmente il nome è dato dalla loro forma allungata e dal colore marrone dorato che ricordano i tordi arrostiti, cioè gli uccelletti che un tempo si usava cacciare e mangiare.
Anche i turdulilli fanno parte della tradizione gastronomica italiana più antica e la loro origine risale, così come le chiacchiere, la pignolata e altre preparazioni, ai frictilia dell’antica Roma, le fritture comunitarie con le quali si festeggiavano i Saturnali.
INGREDIENTI
500 grammi di farina
4 uova
un cucchiaio di strutto
100 grammi di zucchero
mezza bustina di lievito in polvere
olio per friggere
PREPARAZIONE
Disponete la farina a fontana, mettete al centro le uova intere, lo zucchero, il lievito e lo strutto e impastate fino ad ottenere un impasto morbido e sodo. Ora stendete la pasta in piccoli filoncini che taglierete poi a pezzi grossi come un dito e lunghi 3 o 4 centimetri.
Potete ora friggerli così o farli rotolare su una forchetta o, come un tempo, sul fondo di un crivu, in modo che i turdulilli diventino rigati.
Friggete i turdulilli in olio bollente, fateli sgocciolare e infine cospargeteli di zucchero.
Per giusta informazione, la ricetta originale e antica non prevede l’uso del lievito ma ormai è in uso da molto tempo, anche perché rende i turdulilli più morbidi e fragranti.
Le varianti a questa ricetta sono gli aromi: potete aggiungere a vostro piacere un pochino di vino bianco o del liquore dolce, scorza di limone o arancia grattugiata e anche la più moderna vaniglia.
Annamaria Persico