Un giorno di memoria e di solidarietà. Questo, semplicemente e concretamente, con le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è il 9 maggio, Giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo.
Le celebrazioni ufficiali questa mattina al Quirinale, dove Mattarella ha incontrato i familiari delle vittime e i rappresentanti delle loro associazioni, in presenza dei presidenti di Senato e Camera, Elisabetta Maria Alberti Casellati e Roberto Fico, di altri rappresentanti delle Camere e del Governo e soprattutto di tanti studenti, alcuni di loro premiati dal Presidente, insieme alla ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Valeria Fedeli, per la IV edizione del premio Tracce di memoria.
Simbolico, come ha sottolineato il Capo dello Stato nel suo discorso, è anche il giorno scelto per il ricordo: quello del ritrovamento, nel 1978 a Roma, del corpo dell’onorevole Aldo Moro, sequestrato e ucciso dai terroristi delle Brigate Rosse, ma anche quello in cui la mafia uccideva Peppino Impastato, vittima di un’altra forma di attacco eversivo allo Stato e alla democrazia.
Il terrorismo e la violenza politica «giunsero negli anni ’77 e ’78 al culmine della loro macabra parabola» per poi declinare, anche se ci sono state dopo altre vittime. Oggi la minaccia terroristica ha nuove forme e nuove modalità, «non meno pericolose di quarant’anni fa, colpendo all’improvviso nella società ormai globale e interdipendente» osserva il Presidente ricordando gli italiani morti negli attentati a Tunisi, a Dacca, a Nizza, a Barcellona, a Parigi, a Berlino.
«Le loro speranze devono continuare a vivere nel futuro della nostra comunità», ha detto Mattarella. Per questo il Giorno della Memoria, celebrato al Quirinale, ma anche in tutta Italia, nelle prefetture, “case” dei cittadini sul territorio: per «rafforzare la democrazia, il migliore antidoto che conosciamo contro la violenza, la sopraffazione, e il migliore strumento di tutela della vita e della persona».