Alluvioni, frane, terremoti, eruzioni vulcaniche hanno scritto e scrivono una storia dell’Italia in cui si succedono i disastri, con perdite di vite umane, danni economici enormi e sconvolgimenti sociali.
Di questa storia non si vede la fine, e mentre nuovi tipi di rischi incombono, non abbiamo ancora limitato o evitato i disastri che già furono delle società antiche.
Aggrapparsi alla previsione impossibile di un evento estremo, o alla presunta imprevedibilità di un disastro, può solo condurre a un immobilismo sterile quanto colpevole.
Come trattano la previsione i geologi, i geofisici, i sismologi, i meteorologi?
Cosa ne pensano i filosofi, gli storici, gli antropologi? Come si raccordano i saperi scientifici con la cultura diffusa del Paese, per lo più estranea ai temi del rischio e quasi rassegnata al fatalismo?
Alcuni studiosi del settore scientifico e umanistico: Emanuela Guidoboni, storica e sismologa storica, Francesco Mulargia, fisico e sismologo, membro della Commissione grandi rischi, e Vito Teti, antropologo culturale e scrittore, si confrontano per la prima volta nel volume pubblicato da Rubbettino Prevedibile / imprevedibile – Eventi estremi nel prossimo futuro, chiarendo metodi e risultati e scambiando riflessioni su un tema cruciale per il Paese.
Per affrontare il futuro è necessario che la prevenzione non sia più una gigantesca utopia: per questo occorre ripartire dalla conoscenza, dai problemi e dai limiti della ricerca, ma anche dalle sue conquiste, assegnando alla parola prevedibilità un significato corretto e facendo della responsabilità il punto di partenza che può gestire anche le incertezze.