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28 aprile 2022

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CIRCOLO AGORA': dal 29 aprile conversazione su «La grotta della Monaca di Sant’Agata di Esaro»


Il prossimo 29 aprile sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la conversazione organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” sul tema “La grotta della Monaca di Sant’Agata di Esaro”. La giornata di studi, organizzata dal sodalizio organizzatore reggino, rappresenta l’inizio di una collaborazione culturale con il Centro Regionale di Speleologia “Enzo dei Medici”.  Si tratta di un “geo sito” ubicato nel territorio del Comune cosentino di Sant’Agata di Esaro. Chiamata così per il volto della monaca presente all’interno della grotta, la concrezione calcitica che da’ il nome alla cavità. L’ingresso della grotta è ampio ed è situato a 600 m s.l.m. dominando l’alta valle dell’Esaro. Essa e’ divisa in tre settori: 1) la pregrotta con il suo ampio ingresso; 2) la sala dei pipistrelli; 3) i cunicoli terminali. Dall’anno 2000 e’ diventata oggetto di sistematiche campagne di scavo archeologico da parte della cattedra di paleontologia dell’Università degli studi di Bari il cui coordinatore delle indagini è il dott. Felice Larocca. Scavi archeologici condotti negli anni 2000-2012 dall’Università di Bari hanno rivelato il grande interesse archeologico di questa cavità, frequentata dall’uomo – pur con tutta una serie di iati – dal Paleolitico superiore sino all’età post-medievale. Un momento di intensa presenza umana si registra tra la tarda età neolitica e gli inizi della successiva età eneolitica, quando diversi ambienti ospitano attività estrattive a carico dei minerali di ferro e rame presenti in abbondanza nel sottosuolo. Tali attività hanno lasciato traccia di sé sotto forma di preziose testimonianze (utensili da lavoro, impronte di scavo, muretti a secco) e fanno di Grotta della Monaca uno dei siti minerari preistorici più antichi e meglio conservati d’Europa. Successivamente, nel corso dell’età del Bronzo, gli ambienti più profondi della cavità hanno accolto un vasto sepolcreto, costituito da almeno un centinaio di inumazioni. Nuove coltivazioni minerarie sono attestate quindi in età post-medievale, soprattutto negli ambienti iniziali della grotta. Queste alcune delle cifre che saranno oggetto di analisi da parte della dott.ssa Antonella Laino. Archeologa e speleologa, attualmente specializzanda in Archeologia Classica presso la Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici dell’Università degli Studi della Basilicata con sede a Matera. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme dei Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 29 aprile.


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