Le prestazioni artistiche vanno considerate in maniera distinta, non gravano sul canone e i compensi vanno valutati considerando la necessità di garantire alla Rai di operare in regime di parità concorrenziale.
Questi i contenuti di un parere che, a quanto apprende l’agenzia Ansa, la Presidenza del Consiglio ha chiesto all’Avvocatura dello Stato e che prospetta forti dubbi sulla possibilità di applicare il tetto di 240 mila euro ai compensi degli artisti in Rai.
A stabilire il tetto è una delibera del Cda della Rai in vigore dal 30 aprile che estende agli artisti reclutati esternamente i limiti fissati al trattamento economico di amministratori, personale dipendente, collaboratori e consulenti la cui prestazione professionale non sia stabilita da tariffe regolamentate.
Ma l’Avvocatura dello Stato esprime perplessità: prima di tutto da un punto di vista normativo le prestazioni artistiche sono tenute distinte dalle altre. In secondo luogo i compensi agli artisti non gravano sul canone, ma sono coperti dalla raccolta pubblicitaria.
C’è poi la questione legata alla concorrenza, perché, in sostanza, la Rai si troverebbe ad applicare per gli artisti un tetto, un limite, li dove i competitor non lo applicano, avendo così uno svantaggio sul piano della competitività.
(Fonte: primaonline.it)