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26 aprile 2016

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Ecco perché chi si candida a sindaco dovrebbe dimettersi dal Parlamento


Con il ritiro di Vargiu dalla corsa a Cagliari, sono rimasti quattro parlamentari ancora in gara per diventare sindaco: Meloni e Giachetti a Roma, Valente a Napoli e Airaudo a Torino. Dal giorno della loro candidatura quasi mai sono stati presenti in parlamento. Da chi si è fatto vedere una sola volta, a chi è improvvisamente sempre in missione.

Esiste una difficoltà da parte dei parlamentari a portate a temine l’incarico, o almeno se ne contano diversi casi lampanti. Proviamo a fare un po’ di conti per vedere se davvero è fattibile portare avanti una campagna elettorale per le amministrative e seguire al tempo stesso i lavori dell’aula. Quanto sono stati presenti in parlamento i deputati candidati a sindaco?

Partiamo da chi in questo periodo presente non è quasi mai stato, letteralmente: Giorgia Meloni. Dal 16 marzo, data in cui la deputata ha ufficializzato la sua candidatura, è stata presente una sola volta in aula durante le votazioni elettroniche. Nel periodo in questione si sono tenute oltre 740 votazioni, Giorgia Meloni è stata assente al 99,87% di esse.

Discorso analogo per Giorgio Airaudo. Nel periodo che va dalla sua candidatura a sindaco di Torino a oggi, la sua percentuale di assenze alle votazioni elettroniche è passata dal 42,56% (già alta) al 72,62%. Impennata di defezioni anche per Roberto Giachetti, passato dal 3,64% di assenze al 57,41%. Il suo ruolo da vice-presidente della camera gli permette, e in qualche modo lo costringe, a mantenere una percentuale di presenze «da candidato» superiore agli altri. Se Giorgia Meloni ha partecipato da candidata solo allo 0,13% di votazioni, Giorgio Airaudo al 27,38%, per Giachetti la percentuale è del 42,59%.

Un capitolo a parte lo merita la candidata Pd a sindaco di Napoli Valeria Valente. Uscita vincitrice dalle primarie di inizio marzo, da quel giorno ha partecipato alle votazioni elettroniche solo in 2 occasioni: per votare una fiducia, e per l’approvazione finale della riforma costituzionale. Nonostante questo, la sua percentuale di assenze da candidata è pari allo 0%, come lo sono però anche le sue presenze (0,27%).

Da quel 6 marzo infatti Valeria Valente è costantemente in missione. Assenze formalmente giustificate, ma l’attuale poca trasparenza in materia di missioni non ci permette di capire se risulta mancante per svolgere i suoi incarichi istituzionali da segretario dell’ufficio di presidenza, da membro della commissione difesa, o per seguire la sua campagna elettorale. Prima della corsa a sindaca la sua presenza in aula era tutto sommato alta: 61,42%.

Rimane comunque curioso il fatto che la sua percentuale di missioni passa dal 28,85% del periodo precedete la candidatura a Napoli, al 99,73% registrato a partire dal giorno della vittoria alle primarie. Una coincidenza fin troppo palese? Fidarsi, come sempre, è bene, ma questi numeri sono certamente da tenere in considerazione.

Nota. I dati dell’articolo si riferiscono all’attività parlamentare fino al 18 aprile 2016.
(Openpolis)


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