borragine
3 marzo 2017

Ricette calabresi-cucina leggendaria

Erbe e piante di Calabria: ‘a vurraina (borragine) dell’allegria


Nelle verdi campagne calabresi, da marzo fino ad autunno inoltrato, non potete fare a meno di notare la borragine, in dialetto ‘a vurraina, l’erba spontanea dalle larghe foglie coperte da una leggera peluria e stupendi fiori blu cobalto a forma di stella.

E’ una pianta annuale che cresce allo stato spontaneo in tutti i paesi che si affacciano sul Mediterraneo, ricchissima di minerali essenziali quali calcio e potassio, acido palmitico e tannini e acidi grassi essenziali Omega 6 come acido gammalinoleico e acido linoleico. In più contiene fitoestrogeni, ormoni naturali che regolano la funzione ghiandolare.

La borragine è tonica, diuretica, espettorante, antinfiammatoria, antifebbrile, sedativa, antidepressiva, diaforetica, emolliente, leggermente lassativa e perfino galattogena, sia consumata nei pasti quotidiani che sottoforma di olio essenziale.

L’etimologia del suo nome è piuttosto oscura: potrebbe risalire al latino burra, una stoffa ruvida e pelosa come la pianta, oppure potrebbe derivare dal termine celtico borrach che significa coraggio, ma anche dall’arabo abou rach, che letteralmente vuol dire padre del sudore, riferibile forse alle sue proprietà di eliminazione delle tossine, ma in ogni caso il nome sottolineerebbe le proprietà benefiche di questa pianta conosciute da tempi antichissimi.

I Greci la usavano nel vino ma anche come rimedio per il mal di testa dopo una sbornia. E’ di Plinio, che la chiamava anche euphrosinum, invece la frase Ego borago, gaudia semper ago e in essa individuava la famosa nepente di Omero, di cui ci si cibava per conquistare oblio e spensieratezza e per scacciare i cattivi pensieri.

Anche Marziale racconta di alcune ricette a base di foglie e fiori di borragine capaci di rallegrare il cuore e si narra che Poppea, per sedurre i suoi uomini, preparasse personalmente una crema squista, a base di ricotta mescolata ai fiorellini blu.

I gallesi la chiamavano llawenlys, allegria, la utilizzavano anche per le decorazioni floreali dei matrimoni, i celti invece borracch, coraggio, e, bollita nel vino, ne traevano una bevanda che davano da bere ai guerrieri prima della battaglia.

Dal Medio Evo in poi la borragine entra a far parte a pieno titolo delle piante medicamentose e arriva via via fino a noi. Le nostre nonne la usavano in decotti per curare febbri e disturbi nervosi e per aumentare la montata lattea delle puerpere e naturalmente in cucina, per preparare buoni e salutari piatti.

Raccogliete quindi l’erba dell’allegria, solo se siete sicuri di riconoscerla o con l’aiuto di un esperto, in luoghi lontani dalle strade. Ricordatevi che è bene consumarla cotta, eventualmente i fiori e le foglie più tenere si possono mangiare crudi ma non in grandi quantità. Le foglie lessate potete usarle esattamente come spinaci e bieta, da sole per le salse o come base o ripieno di pasta, focacce, frittate e frittelle.

I fiori in potrete farli canditi o metterli nelle vaschette del ghiaccio per farne dei bellissimi cubetti o farne delle meravigliose frittelle blu. Se poi dovete affrontare una situazione difficile, seguite il caro vecchio Plinio: mettetene qualcuno in un bicchiere di vino e bevete…
Annamaria Persico


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