Solo in Calabria si trova l’anice nero, una rara varietà dell’anice comune. Chiamato comunemente aranzu, o anche ananzu, dal greco anison, è caratterizzato da acheni neri molto piccoli dal profumo e dal sapore simile all’anice comune ma molto più forte e intenso, dolce e dal gusto e retrogusto dolcissimo con note di liquirizia e vaniglia.
I preziosi semini neri dall’aroma inconfondibile occupano il posto d’onore nella più antica tradizione gastronomica calabrese, tuttora conosciuti e utilizzati per preparare dolci e biscotti, come i deliziosi taralli e le cuzzupe, e anche un ottimo liquore, a base di semi di anice nero, zucchero e alcol.
La pianta cresce spontanea sulle pendici della Sila e della Presila fino ad un’altezza di 900-1000 metri e produce i suoi aromatici acheni tra luglio e agosto. E’ molto difficile da riconoscere e solo pochi raccoglitori esperti riescono a localizzarla e individuarla.
Ciò rende l’anice nero un prodotto di nicchia, raro e costoso (tra 150 e 200 euro al chilo), rintracciabile solo sul posto in alcuni mercatini locali e presso pochissimi negozi.
Ricordiamo che l’anice nero della Sila è una rara varietà dell’anice comune, una delle più antiche piante di spezie conosciute e da sempre sia a scopo medicinale che culinario.
Probabilmente proveniente dal Mediterraneo orientale, fa parte della famiglia delle apiaceae, che comprende la carota, il prezzemolo, l’aneto, il finocchio e altre.
Il nome anice deriva dall’arabo anysum e dal greco anison, poi diventato in latino anisum, ed è conosciuto e utilizzato da sempre come potente digestivo, diuretico, antinfiammatorio e antidolorifico, antispasmodico, antisettico ed espettorante.
Era già utilizzato 4000 anni fa nell’antico Egitto come farmaco e si sa che nel 1500 avanti Cristo i Romani usavano consumare dolci all’anice per aiutare la digestione dopo i loro lunghissimi e pesanti pasti.
In tutta l’area mediterranea già dall’antichità l’olio di anice era usato, da solo o mescolato con vino, per preparare bevande alcoliche, digestive e corroboranti. Da queste nascono il raki turco, il greco ouzo, e anche il nostro calabresissimo liquore all’aranzu.
Tuttora l’olio di anice è presente in alcuni farmaci e i semi di anice, ben tollerati da tutti sono molto utilizzati in fitoterapia. In gastronomia l’anice comune ha un uso casalingo e industriale in ogni sorta di preparazione, dalle caramelle alle merendine fino ai gelati, ai liquori e altre bevande.
Annamaria Persico