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5 agosto 2016

Ricette calabresi-cucina leggendaria

Erbe e piante di Calabria: u vasilicò (basilico) della felicità


L’estate al Sud ha il profumo del basilico, la verde piantina che ritroviamo davanti a tutte le case e negli orti del Mediterraneo e le cui foglie aromatiche sono ingrediente indispensabile della cucina estiva.

Il basilico è un’erba probabilmente originaria dell’India, coltivata in tutta l’Asia fin dal 2000 a. C., dalle grandi proprietà curative: contiene in quantità vitamine, minerali e molti aminoacidi essenziali tra cui il triptofano, coinvolto nella produzione dell’ormone della felicità, ovvero la serotonina. E’ particolarmente efficace per curare l’ansia e l’agitazione, il raffreddore, la tosse, la dispepsia, la stitichezza, l’inappetenza.

Questo mix davvero unico di sostanze benefiche contenute nel basilico era evidentemente conosciuto fin dall’antichità, il nome stesso della pianta deriva dal greco basilikòs, che significa «regale», degna dei re.

In Calabria e in altre regioni del Sud Italia il basilico viene chiamato vasilicò, che è la pronuncia greco-bizantina di basilikòs. Ne parlano Teofrasto, che la considerava pianta sacra che non poteva essere toccata da mani impure, Plinio il Vecchio, secondo il quale la pianta aveva potere afrodisiaco e in alcuni territori le donne svolgevano i riti della fertilità cingendosi i fianchi di rametti di basilico.

In Egitto i sacerdoti durante le loro cerimonie ne usavano i rami per aspergere. In epoca successiva nacque la leggenda che l’imperatrice Elena, madre di Costantino, trovò piante di basilico sul luogo della crocifissione di Gesù e da costei fu diffusa in tutto il mondo bizantino.

Del basilico parla Boccaccio nel Decameron, riprendendo la leggenda siciliana di Lisabetta da Messina, che nascose in un vaso di basilico la testa del suo amato, ucciso dai fratelli gelosi. La «regalità» del basilico è associata quindi alle sue virtù quasi magiche legate all’amore e alla fertilità, in modo particolare in Calabria dove il culto di Hera, con le sue cerimonie più importanti che si svolgevano nei mesi estivi, era molto praticato.

In seguito con l’avvento del Cristianesimo ad Hera, dea madre dell’amore e della famiglia, presto si sovrappose in epoca bizantina un’altra figura che rappresenta in modo assoluto la Maternità: la Madonna, a tutt’oggi nella nostra regione venerata con molteplici appellativi soprattutto in primavera e in estate.

Tracce di questo antico sentire sono rimaste in Calabria fino a non molto tempo fa, quando il basilico, se veniva posto sul davanzale da una ragazza da marito, indicava una disponibilità amorosa. Inoltre i rametti profumati venivano usati dalle donne il giorno di San Giovanni, insieme ad altri fiori ed erbe officinali, per comporre un bouquet e donarlo alla «cumari i mazzettu» per augurare felicità e pace.

Tuttora si usa coglierlo con la mano sinistra e nelle notti di plenilunio oppure trattarlo solo con le mani, come indicava Plinio il Vecchio, secondo il quale se il basilico viene a contatto con il ferro perde tutti i suoi effetti miracolosi. Gesti antichi che al Sud si dedicano ancora all’umile e benefico basilico, pianta magica che da secoli ci rende felici.
Annamaria Persico


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