Filippo Turetta, dalle accuse per l'omicidio di Giulia Cecchettin all'estradizione: il punto
21 novembre 2023

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Filippo Turetta, dalle accuse per l’omicidio di Giulia Cecchettin all’estradizione: il punto


Dopo la cattura in Germania si attende ora l’estradizione in Italia di Filippo Turetta, il 22enne arrestato per l’omicidio dell’ex Giulia Cecchettin. Secondo la procura di Venezia la ragazza, dopo essere stata sequestrata da Turetta, sarebbe stata uccisa a coltellate e poi spinta giù da un dirupo, nei pressi di un canalone nella zona del lago di Barcis dove il corpo è poi stato ritrovato dopo giorni di ricerche, il 18 novembre scorso.

Le accuse a Filippo Turetta

Le accuse formulate al momento dalla procura di Venezia contro Turetta sono quelle di omicidio volontario aggravato dal legame del vincolo affettivo e sequestro di persona. Un quadro che “solo all’esito delle consulenze e degli ulteriori approfondimenti potrà essere meglio chiarito”, ha precisato ieri una nota del procuratore Bruno Cerchi.

Quanto alla premeditazione, “dobbiamo ancora valutare i dati di fatto e questo potrà essere fatto solo dopo gli accertamenti irripetibili”. Le valutazioni rispetto a possibili altre aggravanti non sono immediate, altrettanto la valutazione di altri reati – come l’occultamento di cadavere – e meritano, sottolinea il procuratore Cherchi, una riflessione “a garanzia di tutti, sia dell’indagato che per la parte offesa che ha diritto di sapere esattamente come sono andati i fatti”.

Per la procura “bisogna valutare tutti i fatti” e metterli insieme. Il procuratore ripete “valuteremo” sia sulla domanda di eventuali aiuti alla fuga di Filippo – non si hanno evidenze sul tema, secondo più fonti – sia se il coltello sequestrato nella zona industriale sia quello usato per l’omicidio.

Estradizione “in una decina di giorni”

Rispetto al rientro di Turetta in Italia, “sono in corso – spiegava ieri il procuratore – le necessarie attività processuali per la consegna dell’indagato che devono tenere conto anche delle norme processuali della Repubblica federale tedesca e quindi delle modalità e dei tempi ivi previsti”. Dopo il consenso alla consegna, il ragazzo potrebbe essere trasferito in un carcere italiano già questa settimana: “Nell’ambito di una decina di giorni dovrebbe tornare”, si spiega.

A confermarlo nella serata si ieri anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani: “Credo che il giovane Filippo, arrestato in Germania, rientrerà in Italia nel giro di pochi giorni. Verrà consegnato alle nostre Forze dell’ordine per poi essere interrogato e processato dalla magistratura italiana per il reato gravissimo per il quale è accusato. Non avendo fatto lui opposizione all’estradizione in Italia, i tempi saranno brevissimi: nel giro di pochi giorni dovrebbe rientrare nel nostro Paese”.

Al Tribunale di Naumburg tuttavia ieri non era ancora arrivata la richiesta della Procura generale relativa all’estradizione. “Al momento non può essere comunicato il tempo necessario all’arrivo di una relativa richiesta della Procura generale e all’ulteriore procedura”, si leggeva in una nota del Tribunale regionale superiore di Naumburg.

Nella nota intitolata ‘Procedimento relativo all’esame dell’estradizione di un cittadino italiano per sospetto reato di omicidio’ si ricostruisce che “nella tarda serata del 18 novembre, un cittadino italiano nei confronti del quale è stato emesso un mandato di arresto europeo per un omicidio commesso in Italia è stato arrestato sull’autostrada A9 nei pressi di Bad Durrenberg”. Turetta “è attualmente detenuto in carcere sulla base di un ordine di detenzione emesso dal tribunale di Halle”.

Autopsia tra gli accertamenti irripetibili, si aspetta il ritorno di Turetta in Italia

Nel frattempo, “si segnala che gli accertamenti irripetibili”, che prevedono la necessaria partecipazione dell’indagato “saranno, in parte, scanditi dai tempi derivamenti dagli atti di rogatoria che sono in corso di predisposizione”, spiegava ancora la procura. Tra gli accertamenti irripetibili c’è anche l’autopsia sul corpo di Giulia.

L’autopsia sul corpo della studentessa “sarà fatta solo quando ci saranno le notifiche alle parti” e i tempi potrebbero essere un po’ più lunghi del previsto visto che il ragazzo è detenuto ad Halle e deve quindi nominare un legale.

A chi chiedeva se il video recuperato da un sistema di video sorveglianza nell’area industriale di Fossò che mostra il ragazzo colpire Giulia e poi caricarla nel bagagliaio della sua auto sia decisivo ai fini dell’inchiesta, il procuratore Cherchi ha replicato: “Non c’è un aspetto più decisivo di un altro”.

Oggi un minuto di silenzio per Giulia nelle scuole italiane

Intanto oggi, alle 11.00 in punto, un minuto di silenzio sarà osservato nelle scuole italiane per Giulia Cecchettin e per tutte le donne vittime di violenza . E’ quanto si legge in una circolare del ministero dell’Istruzione e del Merito inviata oggi.

Domenica sui social il ministro Giuseppe Valditara aveva scritto: “Raccolgo l’appello del Direttore dell’Adnkronos Davide Desario. Domani (lunedì, ndr.) invierò a tutte le scuole italiane un invito a rispettare un minuto di silenzio nella giornata di martedì in onore di Giulia e di tutte le donne abusate e vittime di violenze”.

“La lotta contro la violenza sulle donne è diventata ormai una grave emergenza per il Paese e questo Ministero, su forte impulso del Ministro, intende dare il proprio contributo attraverso il piano ‘Educare alle relazioni’, che verrà presentato il 22 novembre p.v., con l’obiettivo di promuovere azioni concrete di prevenzione e di diffusione della cultura del rispetto, di educazione alle relazioni e alla parità fra uomo e donna”, si leggeva ancora.

“Il 25 novembre di ogni anno si celebra la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, ricorrenza istituita il 17 dicembre 1999 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite”, scriveva ancora il ministero che invitava le istituzioni scolastiche “a organizzare iniziative sulla tematica della lotta contro la violenza sulle donne, coinvolgendo attivamente studentesse e studenti in riflessioni e dibattiti, che possano sensibilizzarli e responsabilizzarli, anche attraverso eventuali approfondimenti sugli strumenti a disposizione delle donne vittime di violenza, sulla normativa e sulle politiche in essere”.

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