Ccu lu tiempu e ccu la paglia si maturanu i niespuli…
Al Sud è tempo di nespole, gli amatissimi piccoli frutti giallo arancio che segnano l’arrivo dell’estate.
Le nespole sono buone e fanno bene: costituite in gran parte da acqua, contengono tanta vitamina A, vitamina C, vitamine del gruppo B e sali minerali, minime quantità di carboidrati, grassi proteine e fibre vegetali con valore nutrizionale di 28 calorie per 100 grammi. Hanno inoltre un ottimo potere saziante e quindi sono molto indicate per chi deve seguire diete dimagranti.
Sono conosciute e apprezzate fin dai tempi più antichi, anche se quelle che noi conosciamo oggi appartengono alla varietà eriobotrya detta giapponese, introdotta in Italia e in Europa nel Seicento. La varietà più antica, conosciuta già in epoca magnogreca, è invece la mespilus germanica, dal latino mespilum, derivato a sua volta dal greco mespilon, un albero di 5 0 6 metri originario del Caucaso la cui coltura si è diffusa dalla Grecia in Italia, e poi in Europa.
Il mespilus, o nespolo comune, si trova soprattutto vicino ai boschi di latifoglie. Dà piccoli e duri frutti nel mese di ottobre, che diventano maturi e commestibili solo dopo un paio di mesi dalla raccolta, da qui il proverbio «con il tempo e con la paglia maturano le nespole».
In Calabria con il termine niespulu si indica anche un pugno o anche una persona cattiva, quindi dura come le nespole non mature.
Il nespolo un tempo era considerato una pianta magica perché utile a guarire parecchie malattie, sia per i suoi fiori e foglie pieni di tannino che per i suoi frutti ricchissimi di zuccheri e vitamina C.
Presso i greci il nespolo era votato a Cronos e presso i Latini a Saturno, divinità temibili e importanti. Veniva piantato davanti alle case per proteggerne gli abitanti e scandiva il passaggio delle stagioni, perché è il primo albero a fiorire e l’ultimo a maturare.
Una ricca fioritura del nespolo presagiva un abbondante raccolto e nel Medio Evo addirittura era considerata la pianta degli stregoni, da far benedire perciò ogni anno prima che fruttificasse.
Da allora i nespoli, comuni o giapponesi, sono arrivati fino a noi. Presenze familiari e preziose che ancora scandiscono il tempo, davanti a vecchie case di pietra e nei piccoli borghi di montagna.
Le nespole giapponesi, tipiche di questo periodo, si trovano facilmente e si consumano fresche oppure, se ne avete tante, potete farne ottime confetture semplicemente facendo cuocere la polpa con un terzo di zucchero del loro peso e qualche fetta di mela per addensare.
Con i semi potete preparare invece il nespolino, antico liquore digestivo e dal gusto molto piacevole simile all’amaretto.
INGREDIENTI
500 gr di zucchero
mezzo litro di alcool a 90°
mezzo litro di acqua
250 grammi di semi di nespole.
PREPARAZIONE
Qualche giorno prima di mettervi all’opera, procuratevi i semi di nespola, lavateli e metteteli ad asciugare all’aria almeno 24 ore. Ricordatevi che i semi di nespola crudi sono tossici, quindi niente assaggi e tenete lontani i bambini.
Procedete quindi sciogliendo lo zucchero nell’acqua calda e mettete a raffreddare il tutto. Spellate ora i semi, rompeteli grossolanamente e metteteli in un vaso in vetro a chiusura ermetica insieme allo sciroppo di zucchero e all’alcol. Chiudete il vaso e mettetelo a riposare il liquore al buio avendo cura di agitarlo una volta al giorno. Dopo un mese filtratelo, imbottigliatelo e fatelo riposare un altro mesetto ancora. Il vostro nespolino è pronto!
Annamaria Persico (articolo già pubblicato 18 maggio 2017 su Reportage)