Gaza, la proposta di accordo sugli ostaggi divide la leadership di Hamas
3 febbraio 2024

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Gaza, la proposta di accordo sugli ostaggi divide la leadership di Hamas


Hamas si divide sulla proposta di accordo per il rilascio degli ostaggi trattenuti a Gaza: secondo il Wall Street Journal, il capo dell’organizzazione terroristica a Gaza, Yahya Sinwar, sosterrebbe una tregua temporanea mentre i suoi leader al di fuori della Striscia starebbero spingendo per ulteriori concessioni ed un cessate il fuoco permanente. Sinwar punterebbe ad una pausa di sei settimane per far riorganizzare i miliziani di Hamas e fare entrare più aiuti a Gaza, scrive il Wsj citando fonti a conoscenza dei contenuti dei negoziati. Il capo del Politburo Ismail Haniyeh, al contrario, starebbe spingendo per un cessate il fuoco permanente con garanzie internazionali e un piano per ricostruire l’enclave.

Petreus: “Israele non commetta nostri errori o Hamas rinascerà come l’Isis”

“È necessario un piano non solo per amministrare Gaza dopo la fine di Hamas ma anche per impedirne la ricostituzione, al fine di evitare il replicarsi di fenomeni come l’Isis che ha fatto risorgere il terrorismo dopo l’era Al Qaeda”. A dichiararlo, in un’intervista al quotidiano ‘La Stampa’, è il generale David H. Petraeus, veterano di guerra e già direttore della Cia, oggi presidente del Kkr Global Institute.

“C’è un allargamento progressivo della crisi – osserva Petraeus – ed esiste la possibilità che il conflitto si espanda in tutte le aree del Medio Oriente, dove sono attive le milizie sostenute dall’Iran, come Hezbollah nel Libano meridionale, sebbene la formazione sembri limitare le operazioni”. “Fermento particolare – avverte inoltre – si registra invece in Iraq, che l’Iran vuole “libanizzare”. C’è poi la Siria di Bashar al Assad, un’estensione territoriale iraniana in termini di attività militari e di intelligence portate avanti dalla Repubblica islamica, e lo Yemen da dove gli Houthi hanno creato una semiparalisi della navigazione commerciale nel Mar Rosso. Penso che la coalizione guidata dagli Stati Uniti abbia piani chiari per rispondere alle crescenti minacce in questi focolai”.

“Israele – fa notare – ha compiuto progressi significativi contro Hamas, eliminando i suoi miliziani dalla maggior parte del Nord di Gaza e anche in altre aree. Deve tuttavia stare molto attento a non adottare tattiche che agevolino l’emergere di una nuova generazione di reclute di Hamas. Saranno necessari lunghi mesi di duri combattimenti per bonificare prima, mantenere il controllo poi, e ricostruire infine la parte centrale e meridionale della Striscia. Aree verso le quali un numero significativo di civili si trova ora così come i leader di Hamas e molti dei suoi combattenti”.

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