
Israele è a “un passo dalla vittoria” a Gaza. Lo ha dichiarato il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, all’inizio della riunione di gabinetto. “Non ci sarà cessate il fuoco senza la restituzione degli ostaggi”, ha aggiunto il premier. “Hamas spera di beneficiare delle pressioni internazionali per ottenere vantaggi, ma questo non accadrà”, ha detto Netanyahu, secondo cui Israele è “pronto a raggiungere un accordo”, ma non accetterà le richieste “estreme” di Hamas.
Le manovre di Israele
Nella notte Israele ha ritirato tutte le truppe di terra dal sud della Striscia di Gaza, dopo quattro mesi consecutivi di combattimenti nell’area di Khan Younis in base alle informazioni diffuse dal Times of Israel. Solo la brigata Nahal rimane nell’enclave palestinese. Questa brigata ha il compito di proteggere il cosiddetto Corridoio Netzarim, che attraversa Gaza dall’area di Beeri, nel sud di Israele, fino alla costa.
Il corridoio consente alle Idf di effettuare raid nel nord e nel centro di Gaza, impedisce ai palestinesi di tornare nella parte settentrionale della Striscia e consente alle organizzazioni umanitarie di fornire aiuti direttamente nel nord di Gaza.
Gallant: “Pronti a qualsiasi scenario contro Iran”. Consigliere Khamenei minaccia Israele: “Nessuna ambasciata al sicuro”
Il ministro della Difesa, Yoav Gallant, ha intanto affermato che Israele ha “completato i preparativi per una risposta contro qualsiasi scenario che si potrebbe sviluppare contro l’Iran”. La dichiarazione, riportano i media locali, è stata fatta a seguito di una valutazione fatta da Gallant con il capo della direzione delle operazioni delle Idf, il maggiore generale Oded Basiuk, ed il capo della direzione dell’intelligence militare, il maggiore generale Aharon Haliva, mentre continua a tenere banco la questione della probabile rappresaglia iraniana per il raid su Damasco in cui è stato ucciso un importante comandante dei pasdaran.
“Nessuna delle ambasciate del regime sionista è più al sicuro”, ha dichiarato intanto Seyyed Yahya Safavi, consigliere della Guida Suprema dell’Iran, Ali Khamenei, minacciando nuovamente Israele di ritorsioni per il raid contro il consolato iraniano a Damasco. Venerdì lo Stato ebraico ha chiuso una trentina delle sue ambasciate nel mondo, tra cui quella di Roma, per il timore di rappresaglie.
“Il fronte della resistenza determinerà il destino di questa regione sotto la guida dell’Iran”, ha aggiunto il consigliere di Khamenei, secondo quanto riporta l’agenzia Tasnim. “Ovviamente – ha sottolineato – tutti i crimini che accadono nella regione si stanno verificando con il sostegno dell’America e nel silenzio di alcuni Paesi arabi”.
Razzi dalla Striscia, sirene a Eliat per “intrusione aerea ostile”
Cinque razzi sono stati lanciati verso Israele dalla Striscia di Gaza. Lo ha riferito la radio dell’esercito israeliano, precisando che il sistema Iron Dome ne ha intercettati alcuni. I razzi, sottolinea l’emittente, sono partiti dalla zona di Khan Younis, nel sud dell’enclave, proprio da dove nella notte sono state ritirate le truppe israeliane.
Le sirene d’allarme suonano a Eilat, la città più a sud di Israele che si affaccia sul Mar Rosso, a causa di un’ “intrusione aerea ostile”. Lo riportano i media locali, ricordando come gli Houthi abbiano in più occasioni tentato di colpire Eilat con droni e missili dall’inizio della guerra a Gaza.
Ministero Sanità Gaza: “33.175 morti da 7 ottobre”
Sarebbero intanto 33.175 i palestinesi che avrebbero perso la vita nella Striscia di Gaza dall’inizio della rappresaglia israeliana per l’attacco subito da Hamas lo scorso 7 ottobre. Lo ha reso noto il ministero della Sanità di Gaza a sei mesi esatti dall’inizio della rappresaglia. Nelle ultime 24 ore 38 palestinesi sono stati uccisi e altri 71 feriti.
Sei mesi da strage 7 ottobre, Guterres: “Niente può giustificare orrore”
“Il 7 ottobre è un giorno di dolore per Israele e per il mondo. Niente può giustificare l’orrore scatenato da Hamas. Condanno ancora una volta l’uso della violenza sessuale, della tortura e del rapimento di civili e chiedo il rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi”. Così sul social X il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, a sei mesi esatti di distanza dalla strage di Hamas.
Katz a Roma, incontro con rappresentanti governo
Il ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, è partito per Roma insieme a una delegazione di familiari degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas a Gaza. Secondo quanto riporta il sito del Jerusalem Post, che cita il ministero degli Esteri dello Stato ebraico, Katz vedrà diversi rappresentanti del governo italiano inclusi il titolare della Farnesina, Antonio Tajani, ed il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini. Katz incontrerà anche i leader della comunità ebraica a Roma. Secondo il sito di Maariv, invece, il ministro israeliano incontrerà anche il titolare della Difesa, Guido Crosetto ed il ministro dell’Interno, Matteo Piantadosi.
“Sostegno Gb a Israele non è incondizionato”
Il sostegno del Regno Unito a Israele “non è incondizionato”. Lo ha indicato il ministro degli Esteri britannico, David Cameron, in un editoriale scritto sul Sunday Times a sei mesi esatti dal massacro compiuto da Hamas che ha scatenato la rappresaglia israeliana nella Striscia di Gaza.
“Naturalmente il nostro sostegno non è incondizionato: ci aspettiamo che una democrazia così orgogliosa e di successo rispetti il diritto internazionale umanitario, anche se messa alla prova in questo modo”, ha scritto Cameron, che nel suo intervento è tornato sul raid israeliano costato la vita a sette operatori dell’ong World Central Kitchen (Wck), tra cui tre cittadini britannici.
“La tragica ed evitabile uccisione degli operatori umanitari della World Central Kitchen è stata un terribile promemoria del costo del conflitto a Gaza – ha affermato – In questa occasione, non c’è dubbio su di chi sia la colpa: l’inchiesta israeliana ha già elencato i processi inadeguati e la condotta inaccettabile del personale delle Idf coinvolto. Questo non deve succedere mai più”.
Spari contro bus in Cisgiordania
Sospetto attacco contro un bus con a bordo israeliani in Cisgiordania, tra le località palestinesi di Azzun e Nabi Ilyas. Secondo quanto riporta il Times of Israel, due israeliani sono rimasti feriti. Uno si trovava a bordo del bus colpito dagli spari, il secondo in un’auto. La dinamica del presunto attacco non è ancora chiara e sul posto si trova un’equipe di medici.
Morti altri 4 soldati israeliani a Khan Younis
Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno intanto annunciato la morte di altri quattro soldati, uccisi ieri pomeriggio durante scontri con Hamas nel sud della Striscia di Gaza. Si tratta del capitano Ido Baruch, 21 anni, del sergente Amitai Even Shoshan, 20 anni, del sergente Ilai Zair, 20 anni e del sergente Reef Harush, 20 anni. Secondo una nota, i quattro sono stati colpiti a Khan Younis da uomini armati che sono usciti da un tunnel situato in un edificio distrutto e hanno aperto il fuoco contro una pattuglia. Sale così a 260 il numero dei militari israeliani che hanno perso la vita dall’inizio dell’offensiva di terra nell’enclave palestinese.