Il 30 giugno scorso il Partito democratico ha presentato la sua nuova attività editoriale chiamata Democratica. Il primo numero del quotidiano digitale, diretto dal deputato dem Andrea Romano, chiude ufficialmente l’avventura di uno dei giornali storici del panorama italiano: L’Unità.
L’Unità, come tanti altri media di partito, ha usufruito negli anni di soldi pubblici grazie a una delle tante forme di sostegno all’editoria del governo. Sul sito di Palazzo Chigi è possibile ricostruire quanti soldi abbiano ricevuto i giornali di partito (tra cui l’Unità) dal 1993 a oggi.
Stiamo parlando di 238 milioni di euro che sono finiti nelle casse di varie testate (19 per la precisione). In cima alla classifica proprio il quotidiano fondato da Gramsci, che dal 1993 al 2015 ha ricevuto oltre 62 milioni di euro.
Sul secondo gradino del podio La Padania, con 38 milioni di euro, e subito dietro Europa con 32 milioni e mezzo di euro. Seguono Liberazione – Giornale comunista (poco meno di 32 milioni) e il Secolo d’Italia (28 milioni).
L’elemento forse più interessante però, strettamente collegato all’aspetto economico, e che quasi tutti questi 19 giornali sono, come L’Unità, falliti. L’80% di esse infatti sono ad oggi chiusi, solo il 10% rimane attivo in forma cartacea (La Discussione e Zukunft in Südtirol), e solamente un 5% in una versione online (Secolo d’Italia).
(Fonte: openpolis)