Il nuovo Codice antimafia ha ottenuto ieri il via libera definitivo della Camera con 259 i voti a favore, 107 contrari e 28 astenuti. Contro il testo hanno votato Forza Italia, Movimento 5 Stelle e Fratelli d’Italia, mentre si sono astenuti Lega e Direzione Italia.
«Un bel regalo al Paese», ha commentato il presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi, mentre sindacati e associazioni, in una nota congiunta a firma di Cgil, Cisl e Uil e delle associazioni Acli, Arci, Avviso Pubblico, Centro studi Pio La Torre, Legambiente, Libera Associazioni, Nomi e Numeri contro le mafie, Sos Impresa, definiscono la riforma «Un atto di responsabilità politica importante, un deciso passo migliorativo nell’azione di prevenzione e di contrasto alle mafie e alla corruzione».
Le nuove regole introdotte dalla riforma riguardano procedimenti di prevenzione garantiti e con tempi certi, reati di stalkeraggio, sequestro dei beni più efficace, confisca rafforzata, controllo imprese infiltrate, estensione amministrazione, trasparenza in incarichi ad amministratori giudiziari, stop a parentopoli negli incarichi, tempi certi per recupero a legalità aziende sequestrate, sostegno economico ad aziende confiscate meritevoli, terzi in buona fede più tutelati, restyling e rafforzamento agenzia beni confiscati ed equiparazione di corrotti e terroristi a mafiosi.
Su quest’ultimo punto, il più complesso e da più parti contestato, è passato anche un ordine del giorno che impegna il governo a rivedere l’equiparazione mafioso-corrotto.
Ad oggi sono più di 20 mila i beni confiscati alle mafie, tramite sequestro preventivo, a cui si aggiungono 2.876 aziende per un valore di quasi 30 miliardi, ma oltre il 90 per cento di esse fallisce.