Biden ha “sottolineato la necessità di aumentare immediatamente e in modo significativo il flusso di assistenza umanitaria per rispondere ai bisogni dei civili a Gaza”. Il presidente americano e il premier israeliano hanno anche “discusso degli sforzi in corso per localizzare e assicurare la liberazione degli ostaggi, compresi gli americani che sono dispersi e che potrebbero essere nelle mani di Hamas”. I due leader hanno convenuto di continuare “regolari consultazioni dirette e attraverso i loro team di sicurezza nazionale”.
Sono stati gli Stati Uniti, secondo il Wall Street Journal, a spingere per il ripristino delle comunicazioni telefoniche e Internet a Gaza che Israele aveva interrotto prima dell’avvio delle operazioni di terra. Il pressing è descritto da un alto funzionario americano: Washington è stata chiara con Israele sul fatto che le comunicazioni dovevano essere ripristinate. Cosa che è avvenuta nella mattina del 29 ottobre, rendendo così di nuovo possibile alle agenzie dell’Onu, che erano rimaste isolate, e alle altre organizzazioni umanitarie internazionali di riprendere il coordinamento per gli aiuti a Gaza.
Migliaia di persone hanno fatto irruzione in diversi magazzini e centri di distribuzione dell’Unrwa, l’agenzia dell’Onu, nelle aree centrali e meridionali della Striscia di Gaza, portando via farina di grano e altri beni di prima necessità come forniture igieniche. “Questo è un segnale preoccupante che l’ordine civile sta iniziando a crollare dopo tre settimane di guerra e uno stretto assedio a Gaza – spiega l’agenzia -. Le persone sono spaventate, frustrate e disperate”, ha affermato Thomas White, direttore degli affari dell’Unrwa nella Striscia di Gaza.
“Le scorte sul mercato stanno finendo mentre gli aiuti umanitari che arrivano nella Striscia di Gaza con i camion provenienti dall’Egitto sono insufficienti. I bisogni delle comunità sono immensi, anche solo per la sopravvivenza di base, mentre gli aiuti che riceviamo sono scarsi e inconsistenti”, ha aggiunto White.