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3 febbraio 2017

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La mostra Purezza dei segni di Antonio Pujia Veneziano continua al Maon di Rende fino al 27 febbraio


Continuerà fino al 27 febbraio presso il Maon di Rende Purezza dei segni, la mostra dell’artista lametino Antonio Pujia Veneziano, curata da Tonino Sicoli e Andrea Romoli Barberini inaugurata il 10 dicembre scorso.

Purezza dei segni ha fatto parlare di sè e ha riscosso un grande successo di pubblico e di critica presentando la produzione di oltre un ventennio e il lungo percorso artistico di Antonio Pujia Veneziano.

Cosi ha scritto di lui il critico d’arte Tonino Sicoli: «I segni sono sogni linguistici, tracciati esistenziali, gesti ambigui di una creatività, che si libera senza alfabeti né realtà da rappresentare. Leggeri, immateriali, totalizzanti.

Antonio Pujia Veneziano è un passeggero di un viaggio nei territori nebbiosi del pre-logico e del pre-testo, in quell’area al margine, fra i generi espressivi e i linguaggi visivi, là dove la forma non è né scrittura né immagine preordinata. Siamo nell’ambito di una pittura pura, che si struttura su componenti primordiali, autoreferenti, minimali.

Grafemi, pattern, impronte di colori vengono organizzate su superfici senza riferimenti spaziali bensì assolute. Si generano, così, effetti di un pittoricismo minuto, delicato, modulato secondo un andamento in successione, sobriamente composto. La posizione assunta dagli elementi è organica, allusiva di una morfologia liquida e magmatica come quella della natura naturans, in formazione e in via di sviluppo verso identità para-geometriche, simili a strutture di cristalli o a tessuti biologici.

Pujia fa della terra il suo segno e la sua materia originari, il principio della sua arte, una frontiera fra ceramica e pittura, pur mantenendo una debole consistenza, diafana, al limite del monocromo.

Iniziato negli anni Ottanta, il percorso artistico di Pujia si dispiega con tappe di intrecciati interessi per generi contigui, che gli hanno sempre fatto mantenere un garbato equilibrio fra radicalità del minimalismo linguistico ed efficacia degli effetti percettivi. Il campo è un luogo senza profondità o, al contrario, con un senso di sfondamento tipico di una spazialità senza orizzonti e confini».


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