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16 agosto 2022

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LITWEB. «Omaggio a Lucio Dalla con Dario De Luca, Daniele Moraca e Sasà Calabrese» di Ippolita Luzzo


Siamo ad Aiello Calabro, stupendo paese dell’entroterra cosentino, abbiamo lasciato Piazza Plebiscito e scendiamo giù verso Piazza del Popolo, guardando i palazzi del settecento, il secolo dei lumi. Un paese ci vuole, ricordiamo e nel mentre le mie amiche esprimono il desiderio di poter vivere in un piccolo paese così curato come Aiello noi scendiamo. Scendiamo fino a Piazza Del Popolo dove nella bomboniera naturale dello spazio creato dalle mura ci sta il palco che ospiterà i tre artisti, grandi artisti. Un trio composto per affinità e sintonie, per amicizia e stima, un trio che si completa e si diverte, pur nelle differenze di ognuno di loro.

Dario De Luca è la voce recitante, e nello stesso tempo il gesto del porgere la cantata, il gioco su livelli diversi, passare dal suscitare il riso sfrenato sul Disperato erotico stomp alla canzone scritta a Berlino da Lucio Dalla contro la guerra. Sasà Calabrese è l’arrangiatore delle musiche, è il sorriso della sua stessa passione, Daniele Moraca è voce e chitarra, trascinante voce in perfetta simbiosi con Lucio Dalla. Omaggio a Lucio Dalla presente anch’esso sul palco, nel video in alto, con spezzoni di lui fin dal suo esordio al Festival di Sanremo, ancora prima quando si esibiva col clarinetto nelle band jazzistiche, a cominciare dalla band dove suonava Pupi Avati, che fu da Lucio rimpiazzato.

Scelgono di commemorare Luigi Tenco con un lungo pezzo, con l’intervista a Lucio Dalla sulla scelta di Luigi Tenco, una drammatica scelta vietata da Lucio.

“È vietato morire per una canzone” dice Lucio ma è quasi un divieto universale fatto a tutti gli artisti che poggiano il loro significato a vivere sul riconoscimento altrui. Un divieto assoluto. Non possono essere dei politici, dei festival, delle classifiche di vendita a decidere se un artista debba vivere o no.

Lo spazio sta nella nostra immaginazione ci suonano cantano e recitano stasera tre artisti altrettanto grandi, che conoscono le difficoltà per portare la loro arte nelle piazze e nei teatri, “nei vicoli e palazzi” fin a noi, fino a tutti. Le canzoni scelte dialogano con noi, noi le canticchiamo a voce bassa finché non veniamo chiamati al coro di “A modo mio quel che ho fatto l’ho voluto io”

Com’è profondo il mare, Anna e Marco, Bisogna saper perdere, Maria, La casa in riva al mare “e sognò la libertà, e sognò di andare via” Cara ” Conosco un posto nel mio cuore dove tira sempre il vento” Chissà se lo sai, Futura, Piazza Grande, Caruso, Se io fossi un angelo, Caro amico ti scrivo, me ne sfuggono sicuramente altre. Intanto il pubblico applaude chiede il bis e continueremo a cantare con loro nella testa, nelle labbra, negli abbracci e nella gioia della gente come noi. Una immensità che appartiene a chi la merita.

Ippolita Luzzo 


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