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12 marzo 2024

BLOG-le firme di Reportage

LITWEB. «”Viaggio in Calabria” di Matteo Scarfò e la letteraria bellezza raccontata da Anna Maria Ortese» di Ippolita Luzzo


Il 13 marzo alle 17, all’Uniter di Lamezia Terme, verrà proiettato il docufilm Viaggio in Calabria, diretto da Matteo Scarfò e prodotto dal Centro studi Francesco Misiano con il contributo della Film Commission calabrese.

Nel docufilm di Matteo Scarfò – sceneggiato da Giovanni Scarfo’ (direttore della Cineteca della Calabria, regista e scrittore) che qui è anche produttore esecutivo – Anna Maria (interpretata da Francesca La Scala), e gli altri personaggi si muovono dentro una ricostruzione d’epoca, da Brancaleone vecchia al lungomare di Reggio Calabria affacciato sullo Stretto.

Sono le tappe di un viaggio nel quale incontriamo Anna Maria Ortese, lo zio calabrese della scrittrice, Francesca, Aurora, Rosa, Carmela e Maria.

Oltre dieci i luoghi che, dal Tirreno allo Jonio fino al Parco Nazionale d’Aspromonte, tranne Guardavalle (CZ), sono tutte ubicate nel reggino, dove la Ortese ha trascorso gran parte delle sue vacanze. Quindi il borgo di Brancaleone vecchio, quello di Staiti, il Santuario Madonna dei Poveri a Seminara, la chiesa bizantino-normanna di Santa Maria dei Tridetti, la chiesa di San Vincenzo a Lazzaro, il laghetto di Rumia a Gambarie, le spiagge di Capo Spartivento, il belvedere di Sant’Elia e tantissimi scorci dello Stretto. Tra i posti visitati non manca la città di Reggio con il suo lungomare e in particolare la “Dante Alighieri”, ospitata in un antico ex convento caratterizzato dal chiostro, luogo di incontro di culture provenienti da tutto il mondo.

Una Calabria inedita, raccontata dalla scrittrice Anna Maria Ortese durante i suoi viaggi tra gli anni 40 e 50, quindi vissuta attraverso le percezioni di una instancabile viaggiatrice che di posti ne ha visti tanti.

Sulla genesi del progetto dice il regista in una intervista rilasciata ad Isabella Marchiolo sul Regginotoday: “L’idea nasce dai miei studi all’università. Ortese è un personaggio che mi ha subito attratto, sia per la vita che ha vissuto, ma soprattutto per i suoi scritti. Non ne sapevo nulla, era pressoché una sconosciuta per me, eppure mi persi in quelle pagine, a volte ostiche, per uno strano senso di affinità. Lottavo con esse, spesso non capivo e tornavo indietro, sentivo che mi parlavano e mi impedivano di chiudere il libro. C’era una sorta di richiamo in quei ricordi, in quel linguaggio a volte docile, a volte sanguigno, sempre permeato di emozioni, e anche di (angelici) dolori. Le stesse sensazioni che provai quando lessi le poesie di Gregory Corso e sentii subito il bisogno di raccontare la sua poesia”.

“Ho voluto conoscerla attraverso un racconto teatrale con questo testo Zingara scritto da Giovanni Scarfò che, tra l’altro, ha vinto il Premio Fersen 2021 per la regia e la drammaturgia. L’adattamento teatrale l’ho realizzato insieme alla scrittrice Angela Bubba e l’attrice Melania Fiore. Quando poi ho scoperto i viaggi in Calabria, ho sentito la necessità di raccontarli, sempre attraverso la suggestione prodotta dalle sue parole, che non rispecchiano mai il reale, da lei poco amato, ma attraverso un realismo magico originale. La Ortese non è un’autrice di facile catalogazione e per questo il film evita il racconto biografico”.

Secondo la biografia curata da Luca Clerici, il padre Oreste Ortese era nato a Caltanissetta il 4 febbraio 1883 da madre calabrese. Quello che abbiamo cercato di evidenziare sono state soprattutto le sue sensazioni, che riguardano il mare e i colori della natura, e le impressioni riguardo la città e gli abitanti di Reggio Calabria, senza dimenticare il suo soggiorno da ospite presso lo zio fattore delle tenute dei principi Sanfelice di Napoli”. Mercoledì con Anna Maria Ortese potremo vedere la Calabria nella sua letteraria bellezza.

Ippolita Luzzo


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