Tanti anni fa dicevamo «Fuori l’Italia dalla guerra, fuori la guerra dall’Italia». Per anni abbiamo guardato guerra, violenza e terrore seminare morti e feriti «là», in qualche Paese che non abbiamo mai visitato (i nostri soldati e le nostre armi, invece, spesso ci sono stati); le vittime avevano la pelle un po’ più scura della nostra, e tendenzialmente diventavano solo un trafiletto sui giornali: «800 morti a Baghdad», e si girava pagina.
Oggi ci svegliamo e ci accorgiamo che Baghdad è qui, in riviera. Che le vittime sono uguali uguali a noi, anzi, siamo noi.
Che puoi uscire per andare a fare una passeggiata e non tornare più a casa, come succede ogni giorno «là», a Kabul o a Ramadi. Cittadini disarmati da una parte, dall’Iraq alla Francia, e dall’altra parte chi ha scelto e sceglie la guerra (con il turbante nero, in divisa o in giacca e cravatta).
Loro fanno la guerra e noi paghiamo il conto. Anche oggi, a Nizza. Anche oggi, a Kabul. Spezzare il cerchio della guerra, spazzar via la guerra dalla Storia non è più uno slogan da pacifisti, un bel sogno o un’utopia. E’ l’unica possibilità che ci rimane. O la guerra spazzerà via noi.
Cecilia Strada
Presidente di Emergency