E’ stato firmato nella sede della Direzione nazionale antimafia un protocollo d’intesa che unisce il Dipartimento Pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Tribunale per i minorenni, la Procura per i minorenni e la Procura distrettuale di Reggio Calabria, la Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo e l’associazione Libera nella lotta alla criminalità organizzata.
Il percorso prevede l’attivazione di un sistema di interventi nei contesti di criminalità organizzata della provincia di Reggio Calabria, grazie al quale le donne che appartengono a famiglie mafiose possono contare su una rete in grado di sostenere se stesse e i propri figli, attuando se è il caso il trasferimento in un territorio lontano da quello di origine, per garantire un futuro migliore ai propri figli».
«Non è una collaborazione, né una testimonianza ma una scelta di vita. È una frattura ferma rispetto al modello familiare mafioso», ha detto il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho (in un’intervista rilasciata al Tg2000) «per il sostegno alle donne e ai minori provenienti da famiglie della criminalità organizzata o vittime di violenza mafiosa».
«E’ passo molto importante», ha sottolineato De Raho «per il cambiamento della Calabria. Il protocollo sarà un esempio anche per gli altri territori: la Sicilia, la Campania e la Puglia. È l’obiettivo che desideravamo da tempo conseguire, dare a chi vuole un’alternativa di vita un’esistenza diversa e migliore. Ci sono donne che hanno il desiderio e il coraggio di voler cambiare comprendendo che altre alternative non possono esserci se non quelle di affidarsi a una rete. Vogliono portare fuori i propri figli per non vederli boss, uccisi o in carcere. E soprattutto per non vederli soffrire come gli altri componenti della famiglia che hanno operato nel crimine».