Da sinistra nella foto: Gigliotti, Butera, Cannone e Isabella
13 dicembre 2015
Da sinistra nella foto: Gigliotti, Butera, Cannone e Isabella

News Lamezia e lametino

L’uso dei social tra fascino e smarrimento di massa. Dibattito con lo scrittore Antonio Cannone


Un dibattito a più voci e a tratti suggestivo quello svoltosi ieri sera presso la sede di Italia Nostra a Lamezia Terme che ha ospitato lo scrittore e giornalista, Antonio Cannone. Un incontro partecipato, grazie alla trama del libro Gli Intrusi-Fascino mortale che ha scandito gli interventi sviluppatisi intorno alle tematiche della comunicazione in tutte le sue implicazione e sfumature, e che ha visto la presenza di molti giovani.

Nell’introduzione, il presidente della sezione lametina di Italia Nostra, Giuseppe Gigliotti ha parlato degli impegni culturali e sociali che caratterizzano l’operato del sodalizio, ringraziando Antonio Cannone «per aver accettato l’invito e parlare di un tema che riguarda tutti. Oggi è risaputa l’importanza che occupano i social nella società. Ciononostante esiste un’elevata percentuale di persone che sono analfabete (circa il 5%) e il 60 per cento addirittura non comprende quello che legge. Certo, i social sono importanti ma, come avverte Cannone, occorre stare attenti a tutto ciò che vediamo e che questi mezzi così potenti ci propinano. Un tema di grande importanza che in questo libro è ben identificato e lascia spazio a tante riflessioni».

Quindi, l’intervento appassionato e competente del Antonio Butera, noto cardiologo ma anche fine intellettuale, il quale nel complimentarsi con l’autore «per un’opera originale, fluida e scritta da un professionista della scrittura», ha scandagliato la trama di un libro che, ha sottolineato, «ha diverse chiavi di lettura che spaziano dal pessimismo per la bramosia di potere insita nell’uomo, alla smania di dominio, al desiderio di immortalità fino a parlare di sesso e amore. Argomenti difficili ma narrati in maniera chiara e semplice».
Il tutto nell’ottica di un vissuto sempre basato sull’uso di apparecchi tecnologici «che nemmeno sognavamo di avere fino vent’anni fa. Oggi esistono le App e si fa un uso sconsiderato di questi strumenti anche nel campo della medicina».

Butera ha messo in risalto positivamente poi la storia narrata, «una sceneggiatura dai tratti fantastici che non si discosta comunque dalla realtà, ambientata in un’epoca che poi tanto lontana non è, e che di fatto viviamo già».

Per Fiore Isabella, insegnante e intellettuale di grandi saperi, «il bel libro di Cannone, letto con l’attenzione necessaria, è uno strumento utile per capire il ruolo dei mezzi di comunicazione nella formazione dell’uomo, inteso nella sua più totale duttilità: dall’uomo ambizioso, arrivista e cinico agli uomini/massa silenziosa (o meglio zittita) che Cannone definisce Intrusi, o , al massimo, destinataria di un’opera di acculturamento acritico. Un libro che offre l’opportunità di indagare dentro noi stessi». Per Fiore Isabella, infine, il libro di Cannone «è uno strumento pedagogico di grande significato e ringrazio l’autore perché, a chi opera nel campo dell’insegnamento scolastico come me, offre tanti spunti e tante riflessioni».

L’autore, sollecitato dagli interventi, ha spiegato la nascita dell’opera parlando di «manipolazione delle menti».

«Come ho avuto modo di evidenziare in altri dibattiti e in altre presentazioni», ha detto Cannone «questo mio libro nasce dall’esigenza di guardare bene con senso critico tutto ciò che i mezzi di comunicazione fanno vedere. Ho usato la storia di una potente organizzazione criminale che, impossessatati della formula di un farmaco che rende l’uomo immortale, intende annientare l’umanità attraverso un virus letale che colpisce implacabile e con un suono impercettibile quanti usano i pc, i telefonini, i tablet, o guardano la tv. Insomma, una metafora per avvertire tutti noi sui pericoli che corriamo se – imprigionati e schiavi dei nuovi strumenti tecnologici pur importanti e necessari – ci lasciamo ipnotizzare da essi senza più pensare con la nostra testa. Corriamo il rischio di uno smarrimento di massa indotto dall’overdose di social e che ci porta inconsapevolmente ad allontanarci dalla realtà e a vivere da intrusi. Che è proprio quello che il potere vuole per controllarci meglio e manipolare le menti».


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