Affinché la tabella di marcia del governo proceda spedita è necessario che la maggioranza marci come un sol uomo, impresa difficile davanti a una manovra che si profila come una coperta corta -25-30 miliardi di ‘budget’, di cui circa 9 miliardi destinati alla proroga del taglio al cuneo fiscale- e sulla quale grava anche l’incognita del ‘restyling’ del Patto di stabilità o del ritorno ai vecchi paletti pre-Covid. Impossibile accogliere tutte le richieste avanzate da ministeri e partiti. Il piatto piange e si temono contraccolpi, tanto più in un clima destinato a scaldarsi con le elezioni europee che incombono. La premier dovrà lavorare di fino, a stretto contatto col Mef capitanato da Giancarlo Giorgetti. A fine settembre il primo giro di boa, con il disco verde al Documento di economia e finanza dove verranno messe nero su bianco le poste della legge di bilancio.
Già la settimana prossima, quando a Palazzo Chigi tornerà a riunirsi il Consiglio dei ministri, si cercherà di trovare la quadra sui ‘desiderata’ che troveranno spazio in manovra, spegnendo i malumori sulle richieste destinate a restare inevase. Impresa non semplice, tanto più con un’opposizione già sul piede di guerra. Sui dossier economici e non solo.
Tra gli altri temi caldissimi -che potrebbero trovare spazio nella riunione di maggioranza fissata ai primi di settembre- l’emergenza migranti, il Pnrr, e il capitolo delle riforme, da quella della giustizia alle riforme costituzionali, con un occhio attento all’autonomia, battaglia cara alla Lega ma invisa a diverse frange della maggioranza. Compresa Fdi, a cui tuttavia -rispetto alla linea dell’esecutivo- non sono concesse ‘sbavature’ o tentennamenti.
Anche per questo la premier avrebbe affidato al fedelissimo sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giovanbattista Fazzolari, il compito di ‘oliare’ la comunicazione tra Palazzo Chigi e via della Scrofa. Marciare come un solo uomo, giustappunto.