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19 maggio 2016

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Marco Pannella ricordato da Valter Vecellio


Ricordiamo Marco Pannella con un bellissimo ritratto di Valter Vecellio tratto dal suo libro Marco Pannella. Biografia di un irregolare (Rubbettino)

Il segreto di Marco Pannella

Come mai, perché, accade che una persona, nel pieno delle sue facoltà, si traveste da Babbo Natale (giallo, per di più!), e passeggia sornione per piazza Navona? E perché un’altra volta si trasfigura da clown grottesco?

Perché si imbavaglia durante una tribuna elettorale e lascia scorrere in questo modo interminabile quel fazzoletto di minuti a disposizione, che dovrebbe utilizzare per persuadere chi lo ascolta delle buone ragioni della sua causa?

Perché convince un gruppo di suoi compagni di partito (due dirigenti storici: Sergio Stanzani e Lorenzo Strik-Lievers; la non ancora parlamentare Rita Bernardini; e Giorgio Cusino, Paolo Vigevano, Mariano Giustino, Alfredo Frateloreto, Lucio Berté) a «esibirsi» nudi al teatro Flaiano di Roma, mentre lui, con voce salmodiante e flautata, recita un brano biblico, attribuito al profeta Isaia: «[…] In quel tempo il Signore disse per mezzo di Isaia figlio di Amoz: «Và, sciogliti il sacco dai fianchi e togliti i sandali dai piedi!».

Così egli fece, andando spoglio e scalzo. Il Signore poi disse: «Come il mio servo Isaia è andato spoglio e scalzo per tre anni, segno e simbolo per l’Egitto e l’Etiopia, così saranno condotti dal Re di Assiria i prigionieri d’Egitto e i deportati dell’Etiopia, giovani e vecchi, spogli e scalzi e con le natiche scoperte, vergogna per l’Egitto […]».

E ancora: perché organizza marce e sit-in, massacra il suo corpo con lunghi digiuni della fame e della sete, giungendo a bere la sua urina davanti alle telecamere della televisione? Perché fuma ostentatamente sigarette fatte di hashish, chiedendo per questo di essere arrestato dai poliziotti che ha debitamente e preventivamente avvertito? Pannella ha fatto della disubbidienza civile la sua bandiera, un Gandhi un po’ Thoreau; il diritto alla vita e la vita del diritto sono il suo programma.

È stata definita e declinata in mille modi, questa persona, tutto e il suo contrario; lui da più di cinquant’anni fa politica, imperterrito; tutti conosce, e tutti lo conoscono. Si è fatto arrestare per nobili cause, a Roma come a Sofia, in Estremo Oriente; i poliziotti che lo fermano sono i primi a esprimergli, pubblicamente, simpatia e solidarietà, anche a costo di rovinarsi la carriera. Il Natale, il Ferragosto, il giorno del suo compleanno, non trova di meglio che trascorrerli e festeggiarli in carcere, dove è più popolare di Monica Bellucci, più amato di un’Alessia Marcuzzi.

Ha subìto una quantità di processi, sul suo carnet c’è qualche condanna; eppure per nessun altro come per lui vale quel che ha detto una volta Indro Montanelli: che profuma di bucato pulito. Le sue mani più che pulite, sono immacolate: anche il suo critico più aspro, deve riconoscere che è onesto e cristallino.

Dice quello che fa, fa quello che dice; lui e i suoi compagni non si sono indebitamente impadroniti di uno spillo. Mille processi e denunce, trovatene uno per peculato, appropriazione indebita… Lui e i suoi compagni radicali non solo non sono mai stati condannati, ma neppure processati, «semplicemente» indagati per reati contro la pubblica amministrazione.

Scorrete gli elenchi di tutte le «caste» possibili, nei libri e nelle inchieste del giornale che preferite, trovate i nomi di tutti, ma ci sono anche delle assenze: Pannella non vive in una casa di un ente, non c’è radicale cui qualcuno regali l’affitto o versi parte del denaro per l’acquisto.

Per tanti, la morale è la fine della favola; per i radicali è una sorta di programma di vita. È per questo che Marco Pannella risulta un fenomeno più unico che raro? E se è beato, come diceva Bertold Brecht, il Paese che non ha bisogno di eroi, è però fortunato il Paese che ha un Pannella.

È grazie a lui, ha detto una volta Indro Montanelli, se un buon numero di ragazzi, nei tragici «anni di piombo», invece di scegliere la strada disperata e suicida della violenza armata, ha scelto e praticato la nonviolenza. Altrove uno come Pannella sarebbe stato ministro, rappresentante italiano in organismi internazionali, senatore a vita, pluridecorato di benemerenze e onorificenze, chiamato dalle università per «magistrali» lezioni… Nulla di tutto questo.

A Pannella viene negato perfino quello cui forse terrebbe davvero, e che gli farebbe piacere: una laurea ad honorem in diritto; e sì che le università italiane di lauree ne distribuiscono a iosa…

C’è una ragione, come per tutte le cose. Pannella non è solo il «sale» della democrazia, come tanti, a ragione, sostengono e qualcuno ammette a denti stretti. La vogliamo sparare grossa? Pannella è un personaggio che possiamo tranquillamente accostare a Giuseppe Garibaldi, Gaetano Salvemini, Ernesto Rossi.

S’esagera? Ma cos’è mai stato il Risorgimento italiano, se non «affare» di pochi, letteralmente «imposto» ai tanti indifferenti, che vivevano benissimo in una penisola frammentata, non importa se sotto gli austriaci, il tallone del Pontefice o il regno dei Borboni? E per tanti anni – i famosi anni del «consenso» – cos’è stata la lotta antifascista, se non «affare» di pochi, qualche azionista, qualche anarchico, i comunisti, qualcuno espatriato, qualcun altro in carcere o al confino?

E cos’è oggi l’ostinata lotta che da cinquant’anni Pannella conduce, la sua denuncia del «caso Italia», della «peste italiana», del «fascismo democratico», che tutto ammorba, inquina, corrompe, distrugge e decompone? Non sono tutti italiani di «minoranza», che si battono come leoni, e a volte per fortuna loro, nostra e di tutti riescono, con le loro imboscate e i loro blitz, a coagulare grandi maggioranze inedite e insperate, di cui non si ha cognizione, e che individuano con dote rabdomantica, e fanno venire alla luce con la perizia dell’ostetrico?

È forse una leggenda metropolitana, chissà. Ma come dice il giornalista al senatore Ramson Stoddard in L’Uomo che uccise Liberty Valance, «print the legend». Si racconta che Gianni Agnelli, alla domanda su a chi avrebbe affidato, potendolo fare, l’incarico di «lanciare» e pubblicizzare un suo prodotto, abbia risposto senza esitazione alcuna: «A Pannella». E par di sentirlo, l’avvocato, con tono apparentemente svagato, la «erre» che rotola mentre lo dice, come se fosse una cosa ovvia, scontata.

La risposta, se davvero c’è stata, è una buona, assennata risposta. Se invece è una leggenda, ebbene, che la si stampi ugualmente, anche se non siamo, come Stoddard e il giornalista che lo ascolta, nel West.
Valter Vecellio


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