Una sorpresa, viste le note battute di Bruno in passato sul tema e il suo scetticismo sulla genitorialità. “Proprio così”, spiega. “Si cresce in famiglie dove non è così scontato tirar fuori il meglio di sé, si fa un percorso che può essere più o meno impegnativo, per me lo è stato molto, fino a fare pace con le sofferenze dell’infanzia e le difficoltà dell’adolescenza”. Una notizia che arriva a portare il sole dopo anni difficili per il regista. “A 38 anni mi hanno diagnosticato un tumore devastante e fino ai 47 non ho avuto tempo per i pensieri positivi; ho dovuto gestire la malattia, pensare a sopravvivere e trovare il modo di accettare cosa mi era successo”, dice.
Ammettendo di non averne mai parlato prima per un motivo preciso. “Non l’ho mai fatto prima, nutro un giudizio – magari sbagliato – su chi racconta le malattie mentre le vive. Sono stati anni difficili, ho avuto un melanoma all’occhio e dopo il primo intervento e le terapie per cercare di salvarlo, sono seguite altre 11 operazioni prima di perderlo. Senza sottovalutare il pericolo delle metastasi… Quando pensi che potresti morire si scatenano pensieri di urgenza che prima non avevi mai fatto, non avevi il tempo”. Pensieri difficili da arginare, che possono portare lontano. Nel caso di Massimiliano Bruno, “ad alleggerire, a ottimizzare. Io ho allontanato persone negative e ho imparato a dire no, prima non ne ero capace”.