
Pagavano dai 4.000 ai 6.000 euro, a seconda della zona di partenza e dei mezzi utilizzati, i migranti che volevano raggiungere l’Italia attraverso la rotta balcanica e che si affidavano al gruppo criminale pakistano attivo nel favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, disarticolato nell’operazione della Squadra mobile di Trieste e dello Sco,
Sono sette le misure cautelari in carcere eseguite nei confronti di cittadini pakistani a cui sono inoltre contestati diversi episodi di rapina, tentata estorsione, sequestro di persona a scopo di estorsione e lesioni aggravate. Il blitz scattato ieri è andato avanti fino a tarda notte con la collaborazione delle polizie Slovena, Croata e Bosniaca, attivate dal Servizio per la Cooperazione Internazionale, attraverso gli uffici degli esperti per la sicurezza di Lubiana e Zagabria.
Due dei provvedimenti, mandati di arresto europeo richiesti dall’autorità italiana, sono stati eseguiti nei confronti di persone localizzate in territorio estero. Uno di questi, ritenuto il terminale sloveno dell’organizzazione criminale, è stato arrestato dalla Polizia Criminale di Capodistria all’interno del campo profughi Sloveno di Logatec. L’altro indagato, solito muoversi tra la Bosnia e la Croazia, ritenuto il passeur che instrada i clandestini dal campo profughi di Bihac (Bosnia) al confine croato-sloveno è tuttora attivamente ricercato dalle polizie Croata e Bosniaca.
I restanti cinque destinatari dei provvedimenti sono stati rintracciati in appartamenti a Trieste. Durante le perquisizioni a casa di uno dei destinatari dei provvedimenti, è stato individuato un cittadino pakistano di circa 30 anni in possesso di sostanze stupefacenti del tipo marijuana e cocaina, arrestato in flagranza di reato. Le perquisizioni hanno inoltre permesso di acquisire materiale probatorio, come passamontagna, tirapugni e coltelli. Nel corso delle indagini sono stati arrestati nella flagranza del reato di sequestro di persona a scopo di estorsione altri due pakistani e mentre altri tre, tutti parte del gruppo criminale, sono indagati.
Le indagini
Le indagini nel corso dei mesi hanno consentito di ricostruire numerosi trasporti illegali di migranti di varia etnia (pakistana, nepalese, afghana, indiana) dai campi profughi della Bosnia, con particolare riguardo a quello della città di Bhiac verso l’Italia, attraverso i sentieri boschivi di Croazia e Slovenia con destinazione questo capoluogo. È emerso inoltre come, nella città di Zagabria, i clandestini, venivano sistemati in diversi appartamenti dedicati (safe house) e in hotel gestiti da persone compiacenti in attesa del successivo trasporto verso la Slovenia. Qui, non appena oltrepassato il confine, i migranti venivano istruiti sul come farsi rintracciare dalla Polizia per essere poi accompagnati presso i centri profughi nella provincia di Lubiana, al cui interno stazionavano altre persone legate all’organizzazione criminale investigata il cui compito era quello di assistere i migranti per la prosecuzione del viaggio sino in Italia.
E’ stato inoltre accertato un episodio nel corso del quale tre cittadini indiani irregolari dopo avere preso contatti con un pakistano aderente all’organizzazione, stabilmente radicato all’interno del campo profughi di Logatec (Slo), sono stati informati da quest’ultimo su come raggiungere Trieste. Il passeur ha messo in contatto i migranti con due suoi connazionali che vivevano a Trieste: uno dei due ha dato loro appuntamento a piazza Oberdan per poi accompagnarli in un appartamento in via della Fabbrica dove, ad attenderli, c’era un altro pakistano. Giunti nell’appartamento i tre indiani venivano sequestrati sotto la minaccia di coltelli e picchiati brutalmente con schiaffi e calci, violenze che venivano, dagli aguzzini, documentate con video poi inviati ai familiari delle vittime per ottenere il pagamento del loro riscatto.
Nella circostanza, la tempestiva denuncia di un familiare dei tre, giunta in città dalla Lombardia, ha consentito agli operatori del Servizio Centrale Operativo e della Squadra Mobile di Trieste di localizzare in breve termine l’immobile di interesse e quindi intervenire all’interno dell’abitazione interrompendo l’azione delittuosa e procedendo all’arresto in flagranza di reato dei due aguzzini.