I più deboli non devono pagare. I precari e i più deboli devono avere l’esenzione del ticket per le prestazioni sanitarie. Il diritto alla salute non può subire discriminazioni di sorta. In parlamento lavoreremo per rimuovere le gravi diseguaglianze sull’accesso alle cure.
L’ho affermato insieme ai colleghi parlamentari del Movimento 5 Stelle Bianca Laura Granato portavoce M5s al Senato, Francesco Sapia, Paolo Parentela, Dalila Nesci, Margherita Corrado, Elisabetta Maria Barbuto, Anna Laura Orrico, Riccardo Tucci, portavoce M5S Camera dei Deputati, Federica Dieni, Rosa Silvana Abate, Nicola Morra, Francesco Francesco Forciniti e Alessandro Melicchio, in merito all’obbligo di pagare il ticket in capo agli utenti della sanità calabrese in condizioni economiche più svantaggiate.
In Calabria ci sono migliaia di persone che, per mancanza di possibilità economiche, scelgono di non curarsi. La gestione della sanità, gravata da tagli impressionanti, risponde a puri parametri di ragioneria e non considera il paziente, in tutta la sua individualità, come portatore di diritti insopprimibili.
Soprattutto, in Calabria c’è stato un imbroglio spaventoso con il Piano di rientro, perché un credito di 2 miliardi con lo Stato è diventato un debito della Regione, che dal 1999 ad oggi non ha avuto dai vari governi quanto ha effettivamente speso per la cura dei malati cronici, cioè ipertesi, diabetici, cardiopatici e così via.
Nella scorsa legislatura, il Movimento 5 Stelle ha presentato una proposta di legge, a prima firma Nesci, per l’uscita della Calabria dal Piano di rientro, per recuperare le risorse necessarie alle migliaia di assunzioni di nuovo personale sanitario e per assicurare la gratuità delle cure a chi non può permettersele. Insisteremo su questa linea, la Calabria non merita servizi sanitari da Terzo mondo né ingiustizie, storture da regime.
Giuseppe d’Ippolito
Portavoce M5s alla Camera dei Deputati