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16 novembre 2021

News cultura, spettacolo, eventi e sport

«Niente di privato (omaggio a Giorgio Gaber)» il 20 e il 21 novembre al Teatro Primo di Villa San Giovanni


Secondo appuntamento della stagione teatrale 2021/2022 al Teatro primo di Villa San Giovanni. Il capitolo 2 è l’omaggio a Giorgio Gaber “Niente di Privato” di Fabrizio Paladin.
Lo spettacolo, in scena sabato 20 novembre alle ore 21:00 e domenica 21 novembre alle ore 18:15, propone un repertorio di canzoni e monologhi dal repertorio di Giorgio Gaber senza mai scadere nell’imitazione del personaggio. La profondità dei contenuti dei testi di Gaber-Luporini ha la dignità di un qualsiasi altro testo drammatico e pertanto così viene trattata. La durata è di circa un’ora e 15 minuti.
Fabrizio Paladin è accompagnato dal Maestro Loris Sovernigo al pianoforte.
 
Dalle note di regia: L’idea di portare in scena uno spettacolo con testi e canzoni di Gaber da molto mi stuzzicava la fantasia, ma l’affollamento di Premi e Tributi a lui dedicati mi aveva sempre distolto dall’intento. Caso volle però che uno di questi premi venne assegnato a me: “Il Premio Omaggio a Giorgio
Gaber”, inserito all’interno dell’evento “Spazio d’Autore” e consegnato dal critico musicale Dario Salvatori, in scena a Termoli (con riprese televisive, RAIUNO). Per l’occasione preparai, con l’accompagnamento del Maestro Loris Sovernigo al pianoforte, tre canzoni e un monologo. Durante le prove mi resi conto di quanto il Signor G avesse influenzato la mia idea di teatro. Chi avrebbe mai detto di ritrovare in me così forte l’impronta recitativa di un uomo che vidi in scena molte volte solo quando ero adolescente? Andavo a vedere i suoi spettacoli pieno di acne giovanile e dei turbamenti propri dell’età. Lui era solo in scena e diceva cose che altrove non sentivo mai. Che non erano “contro” ma non erano neppure “a favore”. Non c’era paragone e non c’era ammiccamento. C’era un pensiero libero, che riguardava lui. Lui, e io. Lui, io e anche mia madre che mi portava. Insomma non solo noi, c’erano anche tutti quelli che erano in teatro, ma non pretenderete che sappia chi siano no? Mi sto perdendo… Ah sì! Dicevo… era strano ridere tutti assieme della masturbazione, della politica, delle piccole manie e delle grandi fobie, della noia… di tutte quelle cose che fanno un po’ imbarazzo, che sono private… Niente di privato. E poi il codice recitativo: l’abbattimento, a colpi di “onestà performativa”, della quarta parete; la naturalezza di passaggio fra la battuta comica e la riflessione sull’esistenza; il rispetto del pubblico nel portarlo a specchiarsi in un nuovo punto di vista. Era questo forse: un nuovo punto di vista. Il respiro era profondo durante i suoi spettacoli perché mostrava che sentirsi “parte di un tutto” non significa assimilazione compiacente ad uno stato di cose immutabile. Che la realtà può essere quieta e cordiale anche, e soprattutto, se in movimento. È il cambio del punto di vista che sta alla base della comicità, del rovesciamento carnevalesco. Così il pensiero si libera dalla paura dell’isolamento, del non-allineamento, e rivendica l’onore del volo alto, aperto, del gusto per l’ironico scoprirsi nel ragionamento. Ecco perché passava così facilmente dal parlare al cantare, perché quando il pensiero vola in alto, le parole non ci stanno più senza ali, e diventano melodia. Signore e signori, buon divertimento!


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