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3 aprile 2017

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Odore di fritto e arrosto? Per la Cassazione è reato di molestie olfattive


Attenzione, casalinghe, cuochi, chef o aspiranti tali: rischiate, se esagerate nella frittura delle amate grispelle o nella lunga cottura dei vostri arrosti, la querela per molestie olfattive e punizioni che vanno dalla semplice ammenda fino ad un mese di carcere.

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 14467/17 del 24.03.2017), infatti, integra il reato di «getto pericoloso di cose» con il comportamento di chi emette odori da cucina che superano la normale tollerabilità, le molestie olfattive appunto.

Il codice penale punisce con l’arresto fino ad 1 mese e con l’ammenda fino a 206 euro chiunque getta o versa, in un luogo di pubblico transito o in un luogo privato ma di comune o di altrui uso, cose atte a offendere o imbrattare o molestare persone, oppure, questa è la novità, «provoca emissioni di gas, di vapori o di fumo, atti a cagionare tali effetti».

La puzza di frittura, secondo la Cassazione, rientra a tutti gli effetti in tali emissioni olfattive vietate dalla legge, ma solo a condizione che riesca a «molestare le persone» e che l’odore sia «superiore alla normale tollerabilità».

Se, ad esempio, anche con le finestre chiuse, l’odore raggiunge l’interno dell’appartamento e impuzzolisce i muri interni, le tende e i vestiti, si tratta di una molestia intollerabile e, non esistendo tutela contro di essa, si deve fare ricorso al giudice. Se la puzza arriva solo nelle ore dei pasti e il vicino la può evitare chiudendo i vetri, non è reato.

La tollerabilità è un giudizio che spetta al giudice, sulla base dell’entità dell’odore e della sua capacità di penetrazione nell’appartamento acquisita con elementi probatori e senza perizia tecnica. Dopo la querela le indagini dureranno sei mesi, con possibile proroga fino ad un anno.

Ricordiamo comunque che si tratta di un «fatto tenue» per il quale la legge consente il perdono cioè il colpevole non subisce la punizione, ma conserva la fedina penale macchiata e, in più, può essere citato per il risarcimento dei danni. Sempre che non ci sia recidiva…


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