Ci siamo, il Decreto 30 del commissario Massimo Scura arriva inesorabile e per il momento si materializza nel peggior modo possibile mentre per quanto riguarda le implementazioni langue tra le righe del provvedimento stesso: niente day surgery, niente lungodegenza. Per ora solo tagli.
Sarebbe arrivato l’altro ieri nei tavoli della direzione aziendale, girato al responsabile del laboratorio analisi, un inequivocabile provvedimento che intima al dirigente di fare il punto della situazione. Ovvero stilare un minuzioso documento dove inserire tutta l’attrezzatura strumentale presente nel laboratorio nonché esigere la lista del personale presente da inviare nei tavoli dell’Asp e conseguentemente del Commissario.
Tutto questo poiché la dismissione, ovvero la chiusura del laboratorio è a un passo dall’essere determinata, mentre il personale in esubero conn molta probabilità sarà inviato altrove; forse rimarranno solo due tecnici di laboratorio.
Il laboratorio per come è stato conosciuto per ben 42 anni nell’ospedale non esisterà più. Saranno lasciate da quanto possiamo ipotizzare, solo strumentazioni per il supporto al Pronto soccorso, mentre il resto che quotidianamente veniva usato per gli «esterni» verrà dislocato. L’utenza esterna in pratica non risentirà del servizio in quanto continuerà ad essere erogato e tutto funzionerà così: un veicolo predisposto verrà a prendere i prelievi del mattino e li porterà a Lamezia Terme mentre i risultati saranno disponibili nell’arco della mattinata.
Se il servizio all’utenza non subirà nessuna anomalia, ci chiediamo come un ospedale con Pronto soccorso, con una Medicina generale con annessa Cardiologia, con il possibile day surgery multidisciplinare, una futura lungodegenza e un ambulatorio pediatrico potrà erogare una pronta diagnostica senza un laboratorio in loco, primo vero step medico di ogni logica ospedaliera. Chiediamo a quanti nelle loro vesti istituzionali di comprendere come questo sia possibile e nel caso intervenire nelle sedi opportune.
Ripetiamo: il Decreto n. 30 per ora taglia e non implementa al di là del rifacimento del Pronto soccorso.
Un Pronto soccorso che sarà monco, senza consulenze, senza reparti sarà solo un centro di smistamento e non un filtro per la struttura. Tutto questo sarà gradualmente compreso dai cittadini che eviteranno di usufruirne per i casi ritenuti complicati e si recheranno altrove, con il risultato di far diminuire ancor di più gli ingressi (e già questo sta accadendo) riducendo i numeri attivi a fronte di una passività in aumento, che in un qualsiasi momento potranno essere tenuti in considerazione per declassare ulteriormente la struttura.
Quindi anche il Pronto soccorso, che oggi viene ipotizzato con Obi potrebbe diventare un Ppi (Punto di primo intervento). In pratica poco più di una guardia medica. Il territorio rischia così di perdere un avamposto fino ad oggi imprescindibile e questo accade senza alcuna logica sia essa di natura strategica, sia essa di natura economica.
Antonio Maida
Presidente Comitato Pro Ospedale del Reventino