Ostaggi Hamas, Netanyahu: "No accordo a ogni costo"
1 febbraio 2024

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Ostaggi Hamas, Netanyahu: “No accordo a ogni costo”. Le “linee rosse” di Israele


Israele non accetterà un accordo sugli ostaggi nelle mani di Hamas ”a ogni costo” perché ci sono delle ”linee rosse” che non si vuole che siano oltrepassate. Lo ha dichiarato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu in un videomessaggio. ”Stiamo lavorando per ottenere un altro accordo per liberare i nostri prigionieri, ma sottolineo non ad ogni costo”, ha detto Netanyahu. ”Abbiamo delle linee rosse – ha scandito – tra cui: non porremo fine alla guerra, non ritireremo l’Idf dalla Striscia, non rilasceremo migliaia di terroristi”.

Il primo ministro israeliano ha affermato che oltre a lavorare per liberare gli ostaggi, Israele si sta impegnando per raggiungere gli altri suoi obiettivi nella guerra: ”L’eliminazione di Hamas e garantire che Gaza non rappresenti mai più una minaccia”.

Ieri Netanyahu ha incontrato a Gerusalemme 26 rappresentanti di 18 famiglie di ostaggi ancora trattenuti nella Striscia di Gaza. “Stiamo facendo tutto il possibile. Vi chiedo di capire che siamo veramente impegnati nel pieno senso della parola”, ha detto loro. “Stiamo facendo uno sforzo reale, non per avere visibilità, ma con l’impegno di restituire tutti. Il pensiero è per tutti, lo sforzo è per tutti”, ha affermato il primo ministro israeliano.

La giornata è stata segnata dalla notizia che il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, ha chiesto al Dipartimento di Stato la presentazione di opzioni politiche sul possibile riconoscimento da parte degli Stati Uniti e a livello internazionale di uno stato palestinese dopo la fine del conflitto a Gaza. Lo ha rivelato Axios, che cita due funzionari Usa, uno dei quali parla di come il lavoro per trovare una “via d’uscita diplomatica” per il conflitto a Gaza abbia “aperto – si legge – la strada a un ripensamento di molti vecchi paradigmi e politiche Usa”.

Secondo la fonte di Axios, nell’Amministrazione Biden c’è chi pensa che il riconoscimento di uno stato palestinese dovrebbe essere il primo passo, non l’ultimo, nei negoziati per risolvere il conflitto israelo-palestinese.

Usa a Unrwa: “Cambiamenti fondamentali per riprendere fondi”

Gli Stati Uniti hanno chiesto ”cambiamenti fondamentali” all’Unrwa, l’Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa si assistere i rifugiati palestinesi, prima di riprendere i finanziamenti. ”Occorre ristabilire la fiducia dei donatori”, ha dichiarato l’ambasciatrice americana all’Onu Linda Thomas-Greenfield dopo che dipendenti dell’Unrwa sono stati accusati di aver preso parte all’assalto di Hamas lo scorso 7 ottobre. ”Servono cambiamenti fondamentali per evitare che questo accada di nuovo”, ha detto Thomas-Greenfield dicendosi ”personalmente inorridita” per le accuse mosse nei confronti dei dipendenti delle Nazioni Unite.

L’Unrwa è “la spina dorsale di tutta la risposta umanitaria” per la Striscia di Gaza, ha sottolineato il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, chiedendo che sia garantita “la continuità” del lavoro dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi. Guterres ha insistito sull'”importanza di mantenere il lavoro vitale dell’Unrwa per soddisfare i bisogni estremi dei civili” nell’enclave palestinese, così come “nella Cisgiordania occupata, in Giordania, Libano e Siria”.

“Il sistema umanitario sta crollando”, l’allarme del segretario generale dell’Onu. “Sono estremamente preoccupato – ha rimarcato – per le condizioni disumane di 2,2 milioni di persone di Gaza, che lottano per la sopravvivenza senza che siano garantiti i loro bisogni primari”. Guterres ha ricordato le vittime, gli sfollati e la distruzione nella Striscia di Gaza dallo scorso 7 ottobre. “Faccio un appello per un accesso umanitario rapido, sicuro, senza ostacoli – ha affermato – E’ cruciale in particolare nel nord”.

Usa accusano Resistenza Islamica in Iraq per uccisione militari in Giordania

Intanto la Casa Bianca ha ufficialmente accusato la ‘Resistenza Islamica in Iraq’ di aver ucciso, con il lancio di droni, tre militari americani nel nord della Giordania. “Crediamo che l’attacco in Giordania sia stato pianificato, finanziato e facilitato da un gruppo chiamato Resistenza Islamica in Iraq, che comprende diversi gruppi tra cui Kata’ib Hezbollah”, ha detto il portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale, John Kirby, citando rapporti dell’intelligence.

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