La lettera di Papa Francesco
“Conosco le sue iniziative, lotte personali e sofferenze – si legge nel testo arrivato dal Vaticano – Le esprimo, perciò, la mia ammirazione e gratitudine per il suo operato intelligente e coraggioso a favore dei nostri fratelli e sorelle rifugiati”. Oggi Lucano, di nuovo sindaco a Riace, superate le vicissitudini giudiziarie del tempo, non dimentica quel gesto.
“Quello di Bergoglio con i riacesi è un rapporto di lunga data -racconta all’AdnKronos – A Buenos Aires c’è pure una comunità di discendenti di nostri concittadini, c’è una fondazione, e si tiene la festa di San Cosma e Damiano. Nel 2012, ero lì per andare in Cattedrale, ci doveva essere anche Bergoglio, ma poi ci fu un contrattempo e arrivai troppo tardi”. “Del futuro Papa parlai con i miei parenti di là – prosegue Lucano – I miei cugini, erano convinti che Bergoglio fosse già dai tempi della dittatura argentina dalla parte dei desaparecidos, dei più deboli, ma si doveva muovere con cautela, c’erano rischi enormi”.
Insomma: per chi era lì, la storia del ‘doppio’ Bergoglio, prima accondiscendente con i generali, poi da Papa vicino agli ultimi non regge: “No, erano tutti certi della sua battaglia per gli ultimi, mai rinnegata”, assicura l’attivista calabrese. Oggi lei piange anche da non credente la scomparsa di Bergoglio? “E’ una cosa più complicata, il mio impegno per i migranti inizia quando la chiesa, nel 1998 venne a chiedere aiuto a noi militanti per dare una mano ai migranti. Io mi sono innamorato della teologia della liberazione. Io penso oggi che il socialismo può essere cristiano, il neo-liberismo no”.
Ora Lucano ripensa all’incoraggiamento arrivato quasi dieci anni fa dal Papa: “il 3 giugno -spiega- ci sarà un nuovo procedimento che mi riguarda, relativo alla decadenza prevista dalla legge Severino, se mi condannano restano le parole del Papa che mi danno coraggio…”.