di GIAMPIERO SCARPINO
Settimana Santa o come la chiamano in Spagna, Semana Santa. Il fatto di aver visitato i luoghi Santi di Gesù in lungo ed in largo per Israele albergando a Nazareth e Betlemme ed aver vissuto una esperienza bellissima e toccante dal monte Tabor, a Cana, al lago di Tiberiade, Gerico, Mar Morto, fiume Giordano, Betlemme e Gerusalemme, quest’ultima, città Santa e luogo per eccellenza mi porta a dover testimoniare e trasmettere le emozioni generate in questo particolare che riguarda il Giovedì ed il Venerdì Santo.
Sono andato in rete ed ho estrapolato le mappe risalenti all’epoca di Gesù e sono riuscito a trovare la mappa del percorso fatto da Gesù da prigioniero e da condannato, strade da me percorse a Gerusalemme. L’ultima cena al Cenacolo, luogo toccante e stupendo, la conosciamo tutti . È Giovedì sera, sul tardi; dal Cenacolo, Gesù e gli Apostoli si trasferiscono sul Monte degli Ulivi, luogo del Getsemani per riposare. Tradito e fatto prigioniero Gesù viene portato a San Pietro in Gallicantu (casa di Caifa, carcere e luogo del canto del gallo). Da qui al tempio di Erode, al luogo di Pilato, al luogo della Flagellazione, la via Dolorosa, il Calvario, il Golgota ed infine il Santo Sepolcro. Da sera di Giovedì, la notte, il mattino da Pilato ed il resto lo conosciamo tutti. Da un luogo all’altro di Gerusalemme Non ci resta che riflettere e pregare. Secondo i tre vangeli sinottici, la Passione di Gesù si svolse secondo le seguenti tappe: la sera del giovedì, Gesù celebra la Pasqua ebraica con i suoi discepoli nel Cenacolo che si trova sul monte Sion, oggi poco al di fuori della città vecchia.
Terminata la cena, Gesù scende con i discepoli nella valle del torrente Cedron, appena fuori Gerusalemme, nel giardino del Getsèmani, dove si ritira in preghiera. Giuda Iscariota in contemporanea conduce i sommi sacerdoti ed i soldati con torce e bastoni al Getsèmani, dove Gesù viene tratto in arresto.
Gesù viene condotto in carcere a San Pietro in Gallicantu oltre la valle della Genna, dove allora era situato il palazzo del sommo sacerdote Caifa. Il palazzo di Caifa, oggi San Pietro in Gallicantu , ricorda il triplice rinnegamento dell’apostolo Pietro.
Il processo si svolge durante la notte e termina al canto del gallo, quando l’alba è ormai vicina. I sacerdoti temevano che, processando pubblicamente Gesù, la folla si sollevasse per liberarlo; per questo lo processarono in segreto e con la massima fretta.
La mattina del venerdì, appena si fa giorno, i sacerdoti conducono Gesù da Ponzio Pilato, che risiede nella Fortezza Antonia, all’angolo nord-occidentale della spianata del Tempio. Durante la mattina, secondo Luca, Pilato invia Gesù anche da Erode Antipa, il quale dopo averlo interrogato lo rimanda indietro.
Nel frattempo Pilato dovrà decidere cosa fare. Erode e Pilato si rendono conto che Gesù è innocente. I sacerdoti suggeriscono a Pilato di far decidere il popolo tra Gesù e Barabba. Non basta l’intervento della moglie di Pilato; viene salvato Barabba, il popolo invoca la crocifissione di Gesù, Pilato lo trova innocente e si lava le mani. Gesù condannato a morte subisce la flagellazione.
Il percorso dal palazzo di Pilato al Golgota, dove oggi sorge la Basilica del Santo Sepolcro, è di alcune centinaia di metri e si può coprire in mezz’ora al massimo; ogni giorno è meta di pellegrini che nel primo pomeriggio rivivono il rito della via Crucis. Quel venerdì era ancora mezzogiorno, o poco più tardi, quando Gesù viene crocifisso. Il Golgota, si trovava fuori città (le esecuzioni e le sepolture erano vietate nei centri abitati). Gesù muore alle tre del pomeriggio del venerdì. Secondo gli storici, la data più probabile è il 7 aprile 30 (altre date possibili sono il 27 aprile 31 e il 3 aprile 33).
Dopo la morte di Gesù, Giuseppe di Arimatea si reca da Pilato e gli domanda il suo corpo. Si procura il lenzuolo funebre per seppellire Gesù e con Nicodemo, depone Gesù dalla croce. Il tramonto è ormai imminente, e con esso l’inizio del riposo sabbatico: per fare presto, il corpo di Gesù viene deposto in un sepolcro lì vicino. Secondo Matteo, temendo che i discepoli possano trafugare il corpo e annunciare la risurrezione, i sacerdoti spingono Pilato a ordinare che il sepolcro venga posto sotto sorveglianza da alcune guardie. Termino qui: chissà ancora quanto si può raccontare. Questo è solo un estratto dai Vangeli e di quanto appreso dalla guida in Terra Santa, don Serafino Parisi, oggi Vescovo di Lamezia. Per primo mi ha reso edotto da tanta bellissima storia che ho avuto il piacere di rivivere nei luoghi Santi vissuti da Gesù.
Termino con una riflessione tratta dal film “Risorto” che consiglio di vedere dalla rete: il Tribuno che mostra i chiodi che hanno trafitto Gesù all’apostolo Bartolomeo. “I chiodi hanno trafitto mani e piedi di Gesù in Croce”. Il segno del Venerdi Santo. Il Tribuno verrà rapito dalla straordinarietà di Gesù, si convertirà e seguirà i discepoli.
Giampiero Scarpino