
Superare i ritardi nella distribuzione dei vaccini. Il Papa, nel messaggio di Pasqua trasmesso in mondovisione dalla Basilica di San Pietro, lancia un forte monito- denuncia esortando la Comunità internazionale a superare i ritardi nella distribuzione dei vaccini. “Cristo risorto è speranza per quanti soffrono ancora a causa della pandemia, per i malati e per chi ha perso una persona cara. Il Signore dia loro conforto e sostenga le fatiche di medici e infermieri. Tutti, soprattutto le persone più fragili, hanno bisogno di assistenza e hanno diritto di avere accesso alle cure necessarie. Ciò – dice Francesco- è ancora più evidente in questo tempo in cui tutti siamo chiamati a combattere la pandemia e i vaccini costituiscono uno strumento essenziale per questa lotta”.
Da qui il pressante appello alla Comunità internazionale: “Nello spirito di un ‘internazionalismo dei vaccini’, esorto pertanto l’intera Comunità internazionale a un impegno condiviso per superare i ritardi nella loro distribuzione e favorirne la condivisione, specialmente con i Paesi più poveri”.
“Crisi sociale ed economica molto pesante”
“La pandemia è ancora in pieno corso; la crisi sociale ed economica è molto pesante, specialmente per i più poveri; malgrado questo -ed è scandaloso – non cessano i conflitti armati e si rafforzano gli arsenali militari”, denuncia il Papa nella Domenica della Pasqua di Resurrezione.
“Oggi riecheggia in ogni parte del mondo l’annuncio della Chiesa: “Gesù, il crocifisso, è risorto, come aveva detto. Alleluia”. L’annuncio di Pasqua – osserva Bergoglio nel messaggio trasmesso in mondovisione – non mostra un miraggio, non rivela una formula magica, non indica una via di fuga di fronte alla difficile situazione che stiamo attraversando”.
Il Pontefice spiega ai fedeli che “di fronte, o meglio, in mezzo a questa realtà complessa, l’annuncio di Pasqua racchiude in poche parole un avvenimento che dona la speranza che non delude: ‘Gesù, il crocifisso, è risorto’. Non ci parla di angeli o di fantasmi, ma di un uomo, un uomo in carne e ossa, con un volto e un nome: Gesù. Il Vangelo attesta che questo Gesù, crocifisso sotto Ponzio Pilato per aver detto di essere il Cristo, il Figlio di Dio, il terzo giorno è risorto, secondo le Scritture e come Egli stesso aveva predetto ai suoi discepoli. Il crocifisso, non un altro, è risorto. Dio Padre ha risuscitato il suo Figlio Gesù perché ha compiuto fino in fondo la sua volontà di salvezza: ha preso su di sé la nostra debolezza, le nostre infermità, la nostra stessa morte; ha patito i nostri dolori, ha portato il peso delle nostre iniquità. Per questo Dio Padre lo ha esaltato e ora Gesù Cristo vive per sempre, è il Signore”.
“E i testimoni – sottolinea il Papa- riferiscono un particolare importante: Gesù risorto porta impresse le piaghe delle mani, dei piedi e del costato. Queste piaghe sono il sigillo perenne del suo amore per noi. Chiunque soffre una dura prova, nel corpo e nello spirito, può trovare rifugio in queste piaghe, ricevere attraverso di esse la grazia della speranza che non delude”.
“Aumentati poveri, famiglie disperate”
“La pandemia ha purtroppo aumentato drammaticamente il numero dei poveri e la disperazione di migliaia di persone”, spiega Bergoglio, che si rivolge ai governanti del mondo affinché mettano in campo gli aiuti per le famiglie sempre più in crisi a causa dell’emergenza pandemica.
“Il Crocifisso Risorto – dice Bergoglio- è conforto per quanti hanno perso il lavoro o attraversano gravi difficoltà economiche e sono privi di adeguate tutele sociali. Il Signore ispiri l’agire delle autorità pubbliche perché a tutti, specialmente alle famiglie più bisognose, siano offerti gli aiuti necessari a un adeguato sostentamento”.
Bergoglio ricorda una espressione di Wojtyla nel suo viaggio ad Haiti: “‘Occorre che i poveri di tutti i tipi riprendano a sperare’. E proprio al caro popolo haitiano va in questo giorno il mio pensiero e il mio incoraggiamento, perché non sia sopraffatto dalle difficoltà, ma guardi al futuro con fiducia e speranza”.
Giovani e scuola
Il Papa, nel messaggio di Pasqua, pensa anche agli studenti che a causa dell’emergenza pandemica sono stati lontani dalle aule scolastiche con la didattica a distanza
“Gesù risorto è speranza pure per tanti giovani che sono stati costretti a trascorrere lunghi periodi senza frequentare la scuola o l’università e condividere il tempo con gli amici. Tutti – osserva Francesco – abbiamo bisogno di vivere relazioni umane reali e non solamente virtuali, specialmente nell’età in cui si forma il carattere e la personalità”.
Migranti
Il Papa, nel messaggio di Pasqua, pensa anche al dramma dei migranti. “La luce del Risorto sia fonte di rinascita per i migranti, in fuga da guerra e miseria. Nei loro volti riconosciamo il volto sfigurato e sofferente del Signore che sale al Calvario. Non manchino – il suo appello – loro segni concreti di solidarietà e di fraternità umana, pegno della vittoria della vita sulla morte che celebriamo in questo giorno”.
Francesco è grato ai Paesi che accolgono: “Ringrazio i Paesi che accolgono con generosità i sofferenti che cercano rifugio, specialmente il Libano e la Giordania, che ospitano moltissimi profughi fuggiti dal conflitto siriano”.
Myanmar
“Sono vicino ai giovani di tutto il mondo e, in quest’ora, specialmente a quelli del Myanmar, che si impegnano per la democrazia, facendo sentire pacificamente la propria voce, consapevoli che l’odio può essere dissipato solo dall’amore”. Lo sottolinea il Papa nel messaggio di Pasqua.
“Cessino conflitti, popoli vivano in pace”
Basta conflitti, i popoli stremati dalle guerre possano vivere in pace. Il Pontefice, nel messaggio Pasquale, lancia anche un nuovo accorato appello per il disarmo. “Il popolo libanese, che sta attraversando un periodo di difficoltà e incertezze, – dice Francesco- sperimenti la consolazione del Signore risorto e sia sostenuto dalla Comunità internazionale nella propria vocazione ad essere una terra di incontro, convivenza e pluralismo”.
Quindi il pensiero alla Siria, allo Yemen e alla Libia: “Cristo nostra pace faccia finalmente cessare il fragore delle armi nell’amata e martoriata Siria, dove milioni di persone vivono ormai in condizioni disumane, come pure in Yemen, le cui vicende sono circondate da un silenzio assordante e scandaloso, e in Libia, dove si intravvede finalmente la via di uscita da un decennio di contese e di scontri cruenti”.
“Tutte le parti coinvolte- l’avvocato appello – si impegnino effettivamente per far cessare i conflitti e consentire a popoli stremati dalla guerra di vivere in pace e di avviare la ricostruzione dei rispettivi Paesi”.