Un’investitura non unanime
Non è stata un’investitura unanime, malgrado von der Leyen fosse l’unica candidata: il voto è avvenuto a scrutinio segreto e il Ppe è un partito vero, con una spiccata democrazia interna. Non è chiaro per quale motivo su 737 aventi diritto al voto (i delegati erano 801, ma non tutti potevano votare), i voti espressi siano stati solo 499: mancano all’appello 238 voti (591 si sono effettivamente registrati per il voto). Su 489 voti validi (10 sono risultati nulli o invalidi), von der Leyen ha ottenuto 400 voti favorevoli e 89 contrari. I Républicains francesi non l’hanno votata, e lo hanno detto pubblicamente, anche perché viene vista come la candidata di Macron.
Qualche maligno ipotizza che von der Leyen possa finire a fare il bersaglio del gioco preferito dai partiti, inclusi quelli democratici-cristiani: il tiro al piccione. Numeri a parte, von der Leyen si è detta “toccata e grata per la fiducia ottenuta dal Ppe” e ha rivendicato di aver fatto, insieme al suo partito, “le cose giuste negli ultimi cinque anni”. La presidente ha ribadito il fermo sostegno all’Ucraina in guerra contro la Russia ed è stata durissima nei confronti di Vladimir Putin: è “un ricercato per crimini di guerra” e “lo aspetta un’aula di tribunale all’Aja”, ha detto, ribadendo che è “responsabile” della morte in carcere dell’oppositore Alexey Navalny.
Cosa vuole von der leyen dall’Ue
In linea con il Manifesto del partito, che vuole offrire agli europei un’Ue che sia una “casa solida e sicura”, von der Leyen vuole “un’Unione forte e sicura, pacifica e prospera, democratica e unita”. Il Ppe punta a recuperare consensi a destra, adottando un approccio più duro in materia di migrazioni, per asciugare l’acqua in cui nuotano i nazionalisti: il Manifesto del partito, approvato ieri, prevede esplicitamente la possibilità di dare asilo ai richiedenti anche in Paesi terzi, previo accordo con l’Ue.
“Tutto quello che è scritto nel Manifesto è nel pieno rispetto del diritto Ue e del diritto internazionale”, ha sostenuto von der Leyen. “Abbiamo rispettato i nostri obblighi internazionali nel passato, lo facciamo oggi e lo faremo in futuro – ha aggiunto la presidente – ma siamo noi, gli europei, che decidiamo chi viene in Europa e in quali circostanze, non il crimine organizzato dei trafficanti”. Il presidente del partito Manfred Weber, bavarese della Csu, ha sottolineato che nello stesso Manifesto si ricordano la Convenzione di Ginevra e la Convenzione sui diritti dell’uomo. La presidente ha ricordato anche che nel corso del suo mandato è stato trovato l’accordo sul patto sulle migrazioni e l’asilo, che gli Stati membri non riuscivano a raggiungere dal 2015. “Il miglior modo per combattere gli estremisti è affrontare le preoccupazioni dei nostri cittadini e dare risposte adeguate. E’ il popolo che ce lo chiede”, ha spiegato Weber.
“Nessuna collaborazione con gli amici di Putin”
La candidata del Ppe ha però segnato una nettissima linea di demarcazione a destra, in perfetto allineamento con Weber: con gli “amici di Putin” non si tratta. “Qui, a casa nostra – ha affermato – gli amici di Putin tentano di riscrivere la storia e di dirottare il nostro futuro. Diffondono odio dalle loro tastiere. Non ci devono essere dubbi su che cosa è in gioco in queste elezioni: la nostra Europa, pacifica e unita, viene sfidata come mai prima, da populisti, nazionalisti e demagoghi, che siano di estrema destra o di estrema sinistra”.
Qui von der Leyen ha citato esplicitamente Alternative fuer Deutschland e il Rassemblement National di Marine Le Pen e Jordan Bardella, entrambi alleati della Lega nel gruppo Identità e Democrazia, oggi presieduto da Marco Zanni (che non dovrebbe ricandidarsi alle prossime europee). “I nomi possono essere diversi – ha continuato la presidente – ma il fine è lo stesso: vogliono calpestare i nostri valori, vogliono distruggere l’Europa. E il Ppe non permetterà mai che questo accada”, ha assicurato.
La posizione di Lega e Forza Italia
La Lega, mai citata dalla politica tedesca, ha ribadito il proprio giudizio sul mandato di von der Leyen: “A distruggere l’Europa sono le politiche folli di questa sciagurata e sinistra Commissione”, ha sostenuto in una nota il partito di Matteo Salvini. Per il vicepresidente del Consiglio e del Ppe Antonio Tajani, presente ieri e oggi al congresso a capo di una delegazione di Forza Italia, quella espressa dalla Lega su von der Leyen “è un’opinione”. La loro posizione “si sapeva. Noi di Forza Italia invece l’abbiamo votata, perché possa essere il candidato del Ppe”, ha sottolineato. La presidente è tornata anche a rivendicare il successo ottenuto dalla Commissione durante la pandemia di Covid-19, con la campagna vaccinale che ha consentito al Vecchio Continente di uscire dai lockdown. In Europa, ha detto, “quando siamo uniti possiamo smuovere le montagne. Abbiamo superato una pandemia globale: i cittadini in ogni Stato membro hanno avuto i loro vaccini nello stesso momento, nella loro giusta quota. Molti pensavano che fosse impossibile, ma lo abbiamo fatto. Insieme”.
Von der Leyen ha anche assicurato che il Green Deal verrà attuato facendo sì che “l’industria delle tecnologie pulite” rimanga in Europa e ha assicurato che il Ppe sarà “a fianco degli agricoltori”, che nelle scorse settimane sono scesi in piazza per protestare anche contro le politiche attuate dalla sua Commissione.”Il mese scorso – ha detto – un giovane agricoltore mi ha detto che a volte sono costretti a vendere il proprio prodotto al di sotto dei costi di produzione. Questo è inaccettabile. La nostra sicurezza alimentare dipende dalla sicurezza dei mezzi di sussistenza dei nostri agricoltori. Il sistema deve essere ripristinato su una base sostenibile. Il loro duro lavoro deve essere ripagato”.
Lo stesso Tajani, che è leader di Forza Italia e vicepresidente del Ppe, ha fatto chiaramente capire che l’appoggio degli azzurri a von der Leyen è basato sul fatto che ha abbandonato la linea ‘ultraecologista’ dell’olandese Frans Timmermans. “Mi auguro – ha detto – che nella prossima legislatura von der Leyen non sia circondata da commissari che fanno l’esatto contrario di ciò che lei ha detto. Ma sono convinto che ciò non accadrà, grazie ad una vigilanza attenta sia dei commissari del Ppe, sia del gruppo del Ppe al Parlamento Europeo. Mi convince il suo discorso: senza delle posizioni chiare non avremmo potuto sostenerla. L’abbiamo sostenuta perché ha dato delle indicazioni, sposando il manifesto del Ppe in materia di politiche agricole, di politica industriale, ambientale che vanno nella nostra direzione”.
Intanto Tajani ha spiegato che, dopo le prossime elezioni europee, l’Italia dovrà puntare a riconquistare una vicepresidenza della Commissione, presentando un commissario che conosca le dinamiche di Bruxelles e che sia in grado di incidere, riequilibrando le posizioni del collegio. Ha anche indicato i possibili portafogli: agricoltura, industria, difesa o ambiente. E il ministro agli Affari Europei Raffaele Fitto, ha detto rispondendo ad una domanda, “farebbe benissimo” il commissario, anche se nel governo “non ne abbiamo mai parlato”.
Von der Leyen, che è tedesca ma è nata a Bruxelles, ha concluso il suo discorso di Bucarest toccando le corde dell’europeismo. “Ogni singola nazione – ha detto – ha una storia simile da raccontare. E questo è ciò che costituisce la grande storia della nostra Unione Europea. Questo ci raccontava mio padre, attorno al tavolo della cucina. Questo è quello che dico ai miei figli. E questa è proprio la storia che dobbiamo raccontare nei prossimi mesi. Questo è ciò che rappresentiamo: democrazia, prosperità, sicurezza. Noi del Ppe siamo pronti ad affrontare la sfida, con fiducia e leadership. Per me è un onore essere qui a chiedervi fiducia e sostegno. Ed è l’onore di una vita, servire la nostra Europa”, ha concluso.