L’82 per cento dell’incremento di ricchezza globale registrato l’anno scorso è finito nelle casseforti dell’1 per cento più ricco della popolazione, mentre la metà più povera del mondo (3,7 miliardi di persone) ha avuto lo 0 per cento.
Questi i dati più rilevanti e impressionanti contenuti nel rapporto 2018 di Oxfam, la confederazione internazionale di organizzazioni non profit per la riduzione della povertà globale, presentato a Davos in occasione del Forum Economico Mondiale.
Preoccupanti anche i dati del Bel Paese: in Italia a metà 2017, il 20% più ricco degli italiani deteneva oltre il 66 per cento della ricchezza nazionale netta.
Nel periodo 2006-2016, il reddito nazionale disponibile lordo del 10 per cento più povero degli italiani è diminuito del 23,1 per cento.
I dati dicono che ogni due giorni nasce un nuovo miliardario: ma a fare le spese sono i più poveri e vulnerabili, molto spesso donne. Il costante incremento dei profitti di azionisti e top manager infatti corrisponde a un peggioramento altrettanto costante dei salari e delle condizioni dei lavoratori. Perché?
Secondo le analisi di Oxfam questi i colpevoli principali:
• La forsennata corsa alla riduzione del costo del lavoro che porta all’erosione delle retribuzioni;
• La colpevole negligenza verso i diritti dei lavoratori e la drastica limitazione del loro potere di contrattazione nel mercato globale;
• I processi di esternalizzazione lungo le filiere globali di produzione;
• La massimizzazione «ad ogni costo» degli utili d’impresa a vantaggio di emolumenti e incentivi concessi ai top-manager;
• La forte influenza esercitata da portatori di interessi privati, capace di condizionare le politiche.
I più poveri pagano il nostro benessere. Le persone che confezionano i nostri abiti, assemblano i nostri cellulari, coltivano il cibo che mangiamo vengono sfruttate per assicurare la produzione costante di un gran volume di merci a poco prezzo e aumentare i profitti delle corporation e degli investitori.
(Fonte: Oxfam Briefing Paper 2018)