Come vuole la normativa, infatti, il reddito di cittadinanza si può fruire in maniera continuativa per un massimo di 18 mensilità. Dopodiché si può rinnovare, percependolo nuovamente per altri 18 mesi. E così via. Succede così che ad aprile molti dei beneficiari della prima ora hanno raggiunto il termine dei secondi 18 mesi, facendo scattare la decadenza forzata del beneficio. Adesso dovranno nuovamente presentare domanda, con la prossima ricarica che tuttavia viene rinviata a giugno.
Novità anche per chi attende l’integrazione riconosciuta a titolo di assegno unico. L’Inps, infatti, ha fatto sapere che non tutti i beneficiari del reddito di cittadinanza percepiscono l’assegno unico per figli a carico in automatico, in quanto in alcuni casi – ad esempio per chi ha figli maggiorenni, oppure quando i genitori sono separati, divorziati o comunque non conviventi – serve inviare un apposito modello all’Inps per sbloccare il pagamento. Modulo che al momento non è ancora disponibile, con il rischio quindi che i nuclei familiari interessati non ricevano neppure a maggio la mensilità di assegno unico (che viene però decurtata della quota figli già compresa nel reddito di cittadinanza) spettante.