Reportage ha compiuto 60 anni: la storica testata è stata celebrata il 4 marzo, nell’ambito della X Edizione del Premio Muricello, con una serata emozionante e ricca di suggestioni. E’ la storia di una grande famiglia ma anche un’esperienza unica nel panorama culturale calabrese, che affonda le radici nella Calabria di fine Ottocento arrivando ad oggi, è stata raccontata dai diretti protagonisti e ripercorsa, per forza di cose, in sintesi anche con video e immagini. Qui cercheremo di approfondire storie e personaggi dei 60 anni di Reportage e non possiamo che iniziare dall’ideatore e fondatore del giornale Rosario Arcuri, scomparso il 13 gennaio 2004, in un articolo scritto dal fratello Federico Arcuri pubblicato il 15 ottobre 2015 su Reportage online.
Colgo l’occasione di ringraziare tutti i partecipanti, vicini e lontani, alla serata del 4 marzo, Antonio Chieffallo per averla ideata e organizzata, e la mia grande, bella famiglia Arcuri, in particolare le mie figlie e miei cari e numerosi nipoti e pronipoti.(A.P)
Nato a Castagna di Carlopoli il 18 settembre 1934, primogenito dell’avvocato Giosuè e della signora Mafalda Rogato, Rosario Arcuri compì i primi studi a Soveria Mannelli, dove la famiglia si era trasferita qualche anno dopo. Alla fine della seconda guerra mondiale, la famiglia Arcuri che nel frattempo era aumentata considerevolmente di numero con la nascita di Gennaro, Maria, Luisa ed Ezio, si spostò a Nicastro. Qui Giosuè Arcuri aprì il suo studio legale, in Vico II Belvedere, e qui Rosario frequentò le scuole medie e parte delle scuole superiori che poi completò a Catanzaro.
Sicuramente influenzato e stimolato dal padre, un avvocato penalista dalla vasta cultura umanistica, che coltivava da sempre la passione per la scrittura (fu giornalista, corrispondente di vari quotidiani, autore di racconti e commedie, nel 1955 pubblicò per i tipi della Gastaldi di Milano il romanzo Ed ora non rubo più), Rosario si avvicinò giovanissimo alla carta stampata, collaborando a diverse testate locali (ricordo L’Eco della Sila che Nandino Leo dirigeva a Soveria Mannelli), a quotidiani ed agenzie di stampa regionali e nazionali.
Dopo la sua iscrizione all’albo dei giornalisti-pubblicisti nel 1961, intensificò la sua collaborazione con il Corriere della Sera, il Corriere d’Informazione, La Domenica del Corriere, Il Tempo, l’agenzia Orbis, ed in seguito con Il Mattino, La Tribuna del Mezzogiorno, il Giornale di Calabria diretto dall’indimenticabile Piero Ardenti.
Nella seconda metà degli anni Sessanta, Rosario Arcuri iniziò a collaborare anche con la Rai di Cosenza, curando la Rubrica degli Agricoltori. Il 13 dicembre del 1962 uscì il primo numero di reportage, stampato a Nicastro nella tipografia di Federico Gigliotti.
Al periodico da lui fondato e diretto per 34 anni, Rosario profuse le sue migliori energie. Lo considerava, infatti, una sua «creatura» e come ogni padre che si rispetti, la accudì al meglio, sottoponendosi anche a sacrifici economici pur di vederla crescere in salute. L’impegno professionale di Rosario Arcuri non rimase, però, confinato al mondo della carta stampata. Fu tra i primi, infatti, a credere nelle radio libere e nelle televisioni private. Diresse per molti anni Radio Enne e Radio Soveria 1, lavorò a Video Lamezia e, alla fine degli anni Ottanta, divenne direttore responsabile di Vuellesette del circuito nazionale Cinquestelle.
Un discorso a parte meriterebbe il Rosario Arcuri presentatore ed organizzatore di spettacoli (oggi si dice promoter). A Soveria Mannelli ricordano ancora i «Sabati d’Agosto» che lui inventò negli anni Sessanta; a Lamezia portò avanti per decenni il «Festival di Voci nuove e Talenti». Questa sua seconda attività, che lo portò in giro per tutta la regione, spesso in compagnia del suo fraterno amico Giacinto Mancuso, contribuì a farlo diventare uno dei personaggi più popolari della Calabria. (di Federico Arcuri, primo articolo pubblicato su Reportage online il 15 ottobre 2015)