Fiore Isabella
8 gennaio 2021
Fiore Isabella

BLOG-le firme di Reportage

ROVISTANDO NEI CASSETTI di Fiore Isabella: «Il cassetto dimenticato della TIFLODIDATTICA (alla ricerca di testimonianze)


Questa volta, il mio rovistare nei vecchi cassetti non è nato dal caso. Alcuni giorni fa sono stato contattato dall’Unione Italiana Ciechi di Catanzaro che mi ha invitato a portare una mia testimonianza nel corso della videoconferenza prevista, per quel pomeriggio, in occasione della giornata mondiale del Braille.

Non potevo presentarmi all’appuntamento con cumuli di rimozioni compatibili con lo scorrere del tempo, ma inopportune per raccontare esperienze su cui pesano quattro lustri abbondanti di vita professionale e di emozioni mai sopite. Ho fatto mente locale e sono andato a cercare nel cassetto dove non frugavo da almeno vent’anni ed ecco un ricco faldone di appunti accumulati durante il mio corso di formazione statale per insegnanti di sostegno a Santa Maria di Catanzaro (D.P.R. 970/1975).  Accanto il cuscino Romagnoli riposavano la tavoletta Braille già munita della carta speciale, il righello e il punteruolo.

Su alcuni fogli di carta speciale per la scrittura in Braille, campeggiava, un po’ ingiallito, un documento di qualche anno dopo, contenente il progetto “Dal  Nero al Braille”, un fiore all’occhiello del Primo Circolo didattico “Maggiore Perri” di Lamezia Terme. Quel progetto si rivelò come il punto di partenza di una profezia che, nello specifico di una storia di didattica speciale, racchiude anche i motivi per i quali, dopo circa vent’anni, ho aperto quel cassetto per rendere meno remoto e più attuale il senso della mia testimonianza. Oserei anche dire, senza voler mancare di modestia,  anche un monito per il mondo globalizzato, scientificamente riversato su tutto ciò che produce immediatamente ricchezza e disinteressato a tutto ciò che, invece, ritarda   la logica e i tempi del mercato più incline ad includere chi ce la fa e a respingere chi è in difficoltà.

Una mattina bussarono al portone d’ingresso dell’edificio Scolastico “Maggiore Perri” i genitori di un bambino non vedente, proveniente da una frazione di Lamezia Terme ( San Minà). Ci raccontarono una storia che aveva dell’incredibile: dovevano iscrivere il loro bambino alla prima Elementare ed avevano provato a farlo in altre scuole, logisticamente più accessibili, ma, dovunque, avevano trovato capi d’istituto titubanti, timorosi di dover affrontare le difficoltà di un inserimento scolastico quantomeno problematico. Le risposte erano le stesse: ma noi non abbiamo personale insegnante preparato per affrontare il caso, ci vogliono competenze particolari e sussidi didattici che qui non abbiamo. Il mio Dirigente, che era  più realista dei suoi colleghi ma aveva l’abitudine ad ascoltare, a pazientare, a coinvolgere gli attori dell’insegnamento,  mi coinvolse, come referente delle attività di sostegno, in un percorso chiaramente difficile ma per nulla proibitivo. Le condizioni per accogliere il bambino erano inizialmente limitate alla predisposizione dei sussidi tiflodidattici essenziali e a trovare la collega di sostegno disponibile a rispolverare la tavoletta Braille e riprendere confidenza con quel sistema di lettura e scrittura a rilievo  che Louis Braille di Coupvray, piccola cittadina non lontana da Parigi, aveva inventato e consegnato alle persone non vedenti dei secoli successivi. L’anno dopo, facendo riferimento alla Legge Regionale n. 27/85, grazie anche  ai supporti amministrativi e pedagogico-normativi, presenti all’interno della scuola, presentai, dopo averlo redatto, il progetto “Dal Nero al Braille che venne finanziato con circa 35000 euro. Il finanziamento ci permise di allestire un laboratorio di tifloinformatica  di ottimo livello e di organizzare programmi di formazione  a beneficio degli alunni ipovedenti, non vedenti e degli stessi docenti di sostegno e curricolari. Tanto tempo è passato e quel bambino non vedente, oggi laureato, che i genitori, dai volti tristi, ci affidarono, nonostante la consapevolezza presente in noi che, per accoglierlo decentemente, si dovesse fare tanto, ci ha insegnato che la prima cosa da fare è credere che, proprio di fronte alle difficoltà, tanto si può fare… E si deve fare!

 Fiore Isabella

(Già docente di sostegno)


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