
I tre giovani di origine marocchina arrestati ieri a Milano dopo aver rapinato il pilota della Ferrari Carlos Sainz, al quale hanno strappato un orologio da 315mila euro, devono restare in carcere. A chiederlo, al gip Sofia Fioretta che li sta interrogando nel carcere di San Vittore, è il sostituto procuratore di Milano Silvia Bonardi.
Nella richiesta di convalida dell’arresto, il pm sottolinea come si tratti di tre ragazzi, tra i 18 e i 20 anni, “presenti in Italia clandestinamente e senza alcuna stabile occupazione lavorativa: le circostanze e modalità della rapina, la ‘scelta’ della vittima, e, soprattutto, il valore, non comune, dell’orologio da polso dallo stesso indossato, sono indicativi di una pianificazione del colpo”.
SAINZ E L’AGGUATO IN STRADA, LA RICOSTRUZIONE
Da quanto ricostruito il pilota del Cavallino stava entrando nell’hotel Armani in via Manzoni, dopo aver chiuso al terzo posto il Gp d’Italia a Monza, quando il 19enne lo ha afferrato a un braccio e gli ha strappato con violenza il prezioso ‘Richard Mille’ e si è dato alla fuga con i due complici. Fuga interrotta dallo stesso pilota, dal manager che ha schivato un pugno e da alcuni passanti presenti alla scena contro cui i tre hanno lanciato le proprie cinture.
A carico dei tre sussistono, per la pubblica accusa, “gravi indizi di colpevolezza e il rischio “assai probabile” di reiterazione, ossia “il concreto pericolo, per specifiche modalità e circostanze del fatto e per la personalità di chi è sottoposto ad indagini che chi è stato arrestato, se rimesso in libertà, commetta altri gravi delitti della stessa specie” visto che le modalità e le circostanze della rapina “denotano una loro spiccata pericolosità sociale”.