Il 29 settembre la Chiesa cattolica festeggia San Michele insieme agli altri arcangeli Gabriele e Raffaele.
Il culto dell’arcangelo Michele, il cui nome deriva dall’espressione ebraica Mi-ka-El che significa chi è come Dio e impropriamente ma tradizionalmente equiparato ad un santo, ha origine antichissima. La sua figura radiosa di eroe che combatte il Male discende, secondo alcuni studiosi, dai culti pagani che si svolgevano nell’equinozio autunnale: il babilonese Marduk, poi trasposto in Mitra, dio Sole, analogo al greco Hermes, Mercurio per i latini.
Agli albori del Cristianesimo, dall’oriente bizantino il culto dell’Arcangelo si diffuse e si sviluppò nelle regioni mediterranee in particolare in Italia. In particolare l’imperatore Costantino, a partire dal 313 d.C., tributa particolare devozione all’arcangelo con la costruzione a Costantinopoli di un’imponente basilica.
Riconosciuto da tutte le religioni, da allora l’arcangelo Michele, rappresentato quasi sempre come guerriero, assurge a massimo simbolo di difensore della fede cristiana e comandante delle milizie celesti per averla difesa contro le orde di Satana, dapprima accanto a Lucifero, da quale poi si separa quando questi, ribellandosi a Dio con le sue schiere precipita negli Inferi.
Il culto di San Michele non si è mai fermato, attraversando anche fisicamente e geograficamente tutto il mondo occidentale con la cosiddetta Linea sacra dell’Angelo, o anche Strada dell’Angelo, una linea retta perfetta e inspiegabile, un tracciato fisico e ideale dei luoghi noti per le sue apparizioni, dove poi sono sorti imponenti santuari.
La linea comincia in Irlanda, su un’isola deserta, dove l’Arcangelo Michele sarebbe apparso a San Patrizio, passa poi in Inghilterra, a St. Michael’s Mount, un isolotto della Cornovaglia dove San Michele avrebbe parlato a un gruppo di pescatori. Prosegue poi in Francia a Mont Saint Michel, in Italia in Piemonte, Val di Susa, in Puglia, con la Sacra di San Michele nel Gargano, in Grecia, sull’isola di Symi, per finire in Israele al Monastero del Monte Carmelo.
Leggenda vuole che la linea sia stata tracciata dalla spada di San Michele nel corso della sua battaglia contro Satana.
L’arcangelo Michele in Italia è protettore della Polizia di Stato e il suo culto è diffuso in innumerevoli città e paesi. In Calabria San Michele è patrono di Albidona, Benestare, Cinquefrondi, Piscopio, Platania, Rombiolo, Sangineto, Scigliano, San Nicola dell’Alto, Santa Maria del Cedro, Malvito, Isca Marina, paesi in cui tutti gli anni il 29 settembre si svolgono festeggiamenti e riti religiosi imponenti.
Anticamente statue ed effigi di San Michele erano messe in alto e sulle mura esterne dei paesi, come simbolo perenne della sua protezione.
Un fatto curioso sul culto di San Michele in Calabria è che la sua figura pare sia presente nei rituali di ‘ndrangheta, quando durante l’iniziazione dei picciotti viene bruciato il suo santino e pronunciata una formula particolare.
Il principe della luce San Michele è protettore delle forze dell’ordine e quindi della legalità, ma anche oggetto di culto sconsiderato e direi quasi blasfemo da parte di alcuni, tentativo di appropriazione di simboli positivi a proprio uso e consumo. E l’eterna lotta del Bene contro il Male continua, sotto il segno di San Michele.
Annamaria Persico (articolo pubblicato su Reportage il 29 settembre 2016)