Al Commissario ad acta della Sanità Guido Longo
Alla Commissione Asp Catanzaro
Al Direttore medico POU Lamezia Terme Antonio Gallucci
In una cornice di grande confusione con comunicazioni non sempre chiare, nel segno della trasparenza che in questo momento è necessaria per ridare ai cittadini la consapevolezza del proprio diritto alla salute senza produrre falsi allarmismi o sottovalutazioni che non aiuterebbero la responsabilità dei singoli, chiediamo che vengano resi noti e pubblici il numero delle dosi dei vaccini, la relativa somministrazione nei diversi territori della Calabria e lo stato d’attuazione delle diverse fasi del Piano vaccinale nella nostra regione.
Il dato relativo alla Calabria (dati ufficiali dal sito del Governohttps://www.governo.it/it/cscovid19/report-vaccini/ ) vede ad oggi 64.780 dosi consegnate e 46.646 somministrate, il 72 % di vaccini effettuati. Questi dati ci vedono al penultimo posto della classifica delle regioni italiane, prima solo della Liguria e dietro a tutte le altre, con la Campania al primo posto che ha somministrato il 99,9 % delle dosi.
Oltre ai dati pubblicati nel suddetto sito, non abbiamo altri riferimenti e fonti ufficiali che ci diano il quadro della modalità e dei tempi di somministrazione dei vaccini.
Sappiamo da fonti ufficiose che hanno ricevuto la prima dose il personale sanitario di strutture ospedaliere pubbliche e private e il personale delle RSU, mentre dai giornali abbiamo appreso che nell’Asp di Catanzaro i vaccini effettuati sarebbero di più e, se fossero stati comunicati al Ministero porterebbero ad una percentuale molto più alta del 72 %.
Riguardo i contagi, sappiamo anche, mettendo insieme informazioni derivanti, sempre da fonti ufficiose, che il tracciamento è praticamente saltato, causa carenza di personale Asp, e che spesso non vengono conteggiati i tamponi effettuati presso le strutture private. Allo stato attuale perciò è plausibile ritenere che i positivi nel lametino siano un numero molto maggiore rispetto a quanto riportato dai dati ufficiali.
Pensiamo che sarebbe stato giusto per i lametini e i calabresi affrontare il ritorno alla zona gialla, la riapertura della scuola e delle attività con un quadro chiaro della situazione dei contagi e di quella delle vaccinazioni, unica base di partenza possibile per l’auspicato ritorno alla normalità in sicurezza.
Invece questo non è accaduto né ora, nel picco della seconda ondata che coincide con l’inizio della campagna vaccinale che ci porterà fuori dall’incubo Covid, né da un anno a questa parte, quando l’incubo ha avuto inizio.
Cosa ha fatto o meglio, cosa non ha fatto la Regione Calabria per l’emergenza Covid, nonostante i fondi stanziati dal governo pronti per essere spesi? Dopo un anno ci ritroviamo con la solita scarsa informazione ai cittadini, al mancato o scadente incremento dei posti letto (vedi reparto Covid a Lamezia), mancato potenziamento delle strutture pubbliche per cura, monitoraggio e screening dei tamponi, lentezza del reclutamento del personale, nessun piano operativo di tutela del personale, mancata o scarsa effettuazione di tamponi a domicilio, pochi decreti e ordinanze dei quali alcuni discutibili e contestati anche dalle categorie di riferimento.
L’emergenza Covid ha spietatamente messo in evidenza ciò che succede da anni: lo svuotamento delle funzioni delle strutture pubbliche ospedaliere e di territorio in favore di quelle private, mentre l’emigrazione sanitaria aumenta a dismisura e l’accesso alle cure è possibile solo a chi ha disponibilità economica.
Su tutto grava l’ormai famoso e penoso balletto dei commissari regionali, fino al Decreto Calabria 2, contro il quale la Giunta regionale ha presentato ricorso alla Corte Costituzionale, e alla nomina dell’attuale commissario ad acta Guido Longo, che da dicembre fino adesso ha nominato i nuovi commissari delle aziende sanitarie della Calabria (tranne quelli confermati di Catanzaro e Reggio sciolte per infiltrazioni mafiose) ed emanato il Piano vaccinale regionale.
Siamo convinti che la trasparenza (che peraltro rientra per legge negli obblighi di ogni ente e istituzione) sia il primo requisito nell’esercizio di un diritto primario come quello alla salute e che la mancata o scarsa informazione dell’opinione pubblica sul decorso dell’epidemia e sulle azioni intraprese nella gestione dell’emergenza sanitaria, genera solo insicurezza, paura, sospetto non facendo altro che aumentare la tensione sociale in uno dei momenti più difficili della nostra Regione e del Paese.
MOVIMENTO LAMEZIA BENE COMUNE