Il testo di Lauro, spiega il professor Coveri, è “caratterizzato da un italiano scabro e informale, vicino al parlato, con mascolinizzazione del modello di automobile, e un’apertura al discorso diretto che non riesce a nascondere qualche nota più intima, con echi del repertorio canzonettistico vintage. Un duro dal cuore tenero”. Chiara si presenta con “un testo molto ambizioso, che parla di un amore come di una febbre”, arricchito da “preziosità linguistiche: francesismi, tecnicismi, onomatopee, Noblesse oblige”.
I “Cuoricini” (parola mai usata a Sanremo, mentre cuore figura in ben 688 canzoni) dei coniugi Zanardelli (Fausto ‘Lama’ Zanardelli, e Francesca ‘California’ Mesiano), in arte Coma_Cose, propongono un alto grado di inventività linguistica “qui stemperata dall’ironia e dall’autoironia professionale”. Nel testo compare “una strofa da Corriere dei Piccoli. Piccoli come un emoticon”, chiosa l’accademico della Crusca.
E se Bresh, con “La tana del Granchio’, raggiunge un 6 utilizzando “una lingua contemporanea, colloquiale”, Brunori Sas con ‘L’albero delle noci’ conquista un 9: “Molte figure colpiscono per originalità…”, “usa una lingua di matrice letteraria, ricca e sontuosa, ma anche oscillante tra noto e nuovo cui si può perdonare qualche eccesso di sentimentalismo”.