Dei 13.141 beni immobili confiscati in Italia alle mafie 3.800, stimati su base catastale, il 29 per cento sono terreni. Il 90 per cento di questi terreni si trovano nelle 4 regioni con insediamento storico della criminalità organizzata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia, ma ci sono fondi e aziende agricole di rilievo confiscati anche in Toscana e nel Nord Italia.
I dati forniti dal direttore dell’Agenzia per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Ansbc) Ennio Sodano sono necessari per comprendere scopo e utilità dell’inventario digitale di quei terreni, che sarà messo a punto grazie al protocollo d’intesa siglato il 30 gennaio scorso a Roma al ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali (Mipaaf) dallo stesso Mipaaf, dall’Anbsc e dall’Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea).
L’accordo consentirà di conoscere e quindi valorizzare grazie allo scambio dei dati il patrimonio fondiario confiscato in questi anni, ha spiegato Sodano definendo strategica l’intesa.
L’obiettivo è una gestione più efficace delle complesse operazioni legate alla ricollocazione del bene confiscato,compresa una corretto uso dei fondi – basata sul patrimonio condiviso di informazioni come foto storiche aeree e catalogazioni fondiarie, dati sui terreni e le colture associate, dando impulso al tempo stesso allo sviluppo sostenibile e all’economia legale.