6-dicembre-2023
6 dicembre 2023

News

UNICAL. Pedagogia dell’Antimafia presenta “Lettere minuscole” di Claudio Dionesalvi


Nuova iniziativa dell’insegnamento universitario di Pedagogia dell’Antimafia attivo presso il dipartimento di Culture, Educazione e Società dell’Università della Calabria. Domani, mercoledì 6 dicembre, alle 14.15 presso l’University club, gli studenti e le studentesse di Scienze dell’Educazione dell’Unical incontreranno Claudio Dionesalvi, docente e giornalista de Il Manifesto, per discutere la sua ultima fatica letteraria “Lettere minuscole” e la scrittura della resistenza tra memoria e impegno civile. L’incontro si aprirà con l’introduzione di Giancarlo Costabile, titolare dell’insegnamento di antimafia. L’evento è patrocinato da Barbiana 2040, rete nazionale di scuole dedicata all’attualizzazione della metodologia didattica di don Milani. L’intellettuale cosentino sarà, infine, premiato per la sua attività pedagogica rivolta all’inclusione e alla costruzione delle idealità di eguaglianza proprie della Costituzione repubblicana.

«Claudio Dionesalvi – dichiara Giancarlo Costabile – costituisce un punto di riferimento per tutti coloro che guardano alla pratica educativa quale luogo di affermazione per una pedagogia critica del cambiamento sociale. L’impegno culturale del professore Dionesalvi e la sua grammatica pedagogica rappresentano – conclude Costabile – un patrimonio di concetti e schemi didattici di grande importanza per ripensare dal basso il ruolo e la funzione dell’istruzione pubblica.»

 

Quarta di copertina

Un ragazzo ritrova alcune lettere, mai consegnate, di soldati italiani della Seconda guerra mondiale.
Incuriosito, decide di ripercorrere le storie dei militi che le scrissero e la vita del postino che avrebbe dovuto recapitarle. La sua ricerca lo condurrà a incontrare bizzarri personaggi e a compiere un viaggio dentro sé stesso e la propria storia familiare, sospeso tra la guerra e l’amore di ieri e oggi.

Incipit del romanzo

Tutti lo chiamavano Accio, ma Pagliaccio era il suo vero soprannome. Glielo aveva appioppato il fratello, senza malizia, per quel suo carattere allegro e giocoso che aveva sin da bambino. Il fratello di Accio, l’unico che aveva, era morto da qualche settimana, consumato da una brusca malattia. E lui non riusciva a darsi pace. Vagava da solo per le montagne, passeggiava irrequieto sulle spiagge, rifuggiva gli abbracci di amici e parenti. All’improvviso, tutto gli appariva inutile, qualsiasi rapporto umano sembrava destinata a svanire, inghiottito da malanni e incidenti.

 


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